Marche

Nuova Banca Marche, vecchia banca era decotta, deficit 1,4 mld

Good bank, risoluzione inevitabile dopo anni di 'mala gestione'

La sede di Banca Marche (archivio)

Redazione Ansa

Era "un'impresa decotta" la vecchia Banca Marche, con il valore delle azioni "inesistente" e "perdite complessive per 1.445 milioni di euro e un deficit patrimoniale di oltre 1.432 milioni di euro" e in crisi di liquidità. E' l'analisi impietosa fatta da Nuova Banca Marche in una memoria con cui la good bank si oppone (così come sta facendo Bankitalia) al ricorso presentato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi al Tar del Lazio per chiedere l'annullamento del decreto salva banche, in base al quale per la vecchia banca, commissariata dal 2013, è stata aperta lo scorso novembre, subito dopo il varo del provvedimento governativo, la procedura di risoluzione insieme a Banca Etruria, Cariferra, Carichieti.

Procedura che - a giudizio di Nuova Banca Marche - era l'unica strada percorribile perché "ha consentito da un lato di ridurre le perdite rispetto ad altre procedure concorsuali", come la liquidazione coatta amministrativa, e "dall'altro di mantenere la continuità delle funzioni essenziali svolte dalla banca sul territorio". Strada per la quale c'erano "tutti i presupposti": il dissesto, dimostrato dalle cifre, l'assenza di misure alternative, dimostrata dal fallimento di tutte le iniziative messe in campo dai commissari per risanare la banca, l'interesse pubblico rappresentato dalla stabilità del credito e dagli interessi dei risparmiatori. La Fondazione Carisj si è rivolta al Tar (sollevando tra l'altro un'eccezione di incostituzionalità) per contestare l'azzeramento della sua partecipazione societaria (poco più del 10%) e un'applicazione anticipata del bail in.
   Ma Nuova Banca Marche replica seccamente, tra le pieghe del linguaggio asettico degli atti giudiziari: il quadro che ha portato alla procedura di risoluzione è la conseguenza di "anni di mala gestione della banca, che proprio gli azionisti come la ricorrente (Fondazione Carisj, ndr), che avevano il controllo dell'assemblea, approvavano il bilancio e nominavano gli amministratori, hanno determinato. Non a caso su di essi la direttiva comunitaria fa ricadere il peso della risoluzione".

    Analogo giudizio negativo da parte del commissario liquidatore Bruno Inzitari, che ha chiesto la dichiarazione di insolvenza della vecchia banca, insieme alla procura di Ancona, e attende la decisione del tribunale fallimentare. In questo caso a opporsi sono Carisj e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. "Solo finalità dilatorie - secondo Inzitari - da parte degli stessi enti che con continuità e in modo esclusivo hanno controllato e determinato quegli organi di amministrazione e controllo che hanno portato la banca al dissesto".
   

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