A 50 anni dal terremoto del 1972 e a 40 dalla frana che colpì Ancona nel 1982, il Comune ricorda i due eventi con testimonianze, concerti, seminari e attività di formazione a giugno e a dicembre. L'iniziativa è stata lanciata oggi in un incontro stampa dalla sindaca Valeria Mancinelli. Per ricordare l'evento sismico è stato proiettato un filmato curato dal giornalista Claudio Sargenti. Dalla prima scossa del settimo grado della scala Mercalli (usata allora come sistema di misurazione) alle 21:15 del 25 gennaio 1972, a quelle che seguirono martoriando la città per 11 mesi, la più forte (dieci gradi Mercalli) il 14 giugno. Pur in assenza di vittime, risultarono inagibili 7.000 edifici, tra cui le Poste centrali, Palazzo degli Anziani, scuole, musei e chiese. Dopo il 14 giugno, 30mila cittadini abbandonarono le loro case andando a vivere in 1.453 tende montate in 56 punti del centro urbano e della periferia. Almeno 600 persone trovarono alloggio negli autobus parcheggiati nelle piazze, 1.500 nei vagoni ferroviari fermi alla stazione, 1.000 nelle palestre delle scuole agibili, ed altri nel traghetto Tiziano ancorato in porto o in case di parenti ed amici non lesionate. In assenza di un coordinamento della Regione Marche, da poco istituita e senza competenza di protezione civile, toccò al Comune di Ancona, guidato dal sindaco Alfredo Trifogli, organizzare la macchina dei soccorsi "e quella luce accesa anche di notte al secondo piano del Palazzo Comunale dove aveva deciso di alloggiare - ha ricordato oggi il suo segretario personale Marcello Bedeschi - rappresentò per gli anconetani la vicinanza di un primo cittadino che negli anni fu sempre attivo, prima nella gestione dell'emergenza e poi della ricostruzione". Il suo rifiuto di installare baracche, la promozione con i parlamentari marchigiani di una legge apposita per la città, il modello di gestione con un coinvolgimento trasversale di maggioranza e opposizione divenne un esempio per le successive calamità naturali che colpirono il Paese, a cominciare dal terremoto del Friuli. Anche l'impianto moderno della Protezione civile prese le mosse dall'esperienza maturata sul campo ad Ancona. (ANSA).
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