(ANSA) - GROTTAMMARE, 11 MAR - "Alcune aziende che lavorano
esclusivamente per il mercato russo o ucraino hanno già
interrotto la produzione, altre imprese stanno avendo difficoltà
a ricevere i pagamenti della merce inviata perché dalla Russia
non riescono a far partire i bonifici. La situazione è davvero
tanto difficile, abbiamo bisogno di ristori immediati": a dirlo
all'ANSA è Valentino Fenni, vicepresidente nazionale di
Assocalzaturifici, oltre che, a sua volta, imprenditore
marchigiano del comparto. "Questo doveva essere l'anno della
completa ripresa dopo 2 anni di covid, invece, rischia di essere
l'anno in cui la nostra manifattura subirà un autentico
tracollo, considerando anche i prezzi fuori controllo dei
carburanti e dell'energia", aggiunge l'imprenditore. "Le Marche
- spiega - sono tra le regioni italiane che più risentono della
guerra in atto. Il 12% del Pil regionale è dettato dall'export
verso l'area interessata dal conflitto. Se non si interviene
subito - sottolinea - sarà una catastrofe". "Le sanzioni che si
stanno applicando alla Russia - dice ancora Fenni - rischiano di
trasformarsi in un boomerang per le nostre imprese e soprattutto
potrebbero spalancare le porte dei mercati russi ai produttori
cinesi e a quelli turchi che non hanno applicato alcuna
sanzione. Insomma nei prossimi anni sugli scaffali dei negozi
russi potrebbero scomparire le nostre scarpe". "Nel 2021 -
racconta il vicepresidente - in Russia l'Italia ha venduto 3
milioni e mezzo di paia di scarpe per un valore economico di 250
milioni di euro, in Ucraina 500mila paia, pari a 35 milioni di
euro. Un terzo del valore complessivo di questi due mercati
riguarda le Marche" sottolinea. "Già il nostro comparto negli
anni ha subito delle perdite importanti, oggi dà ancora lavoro a
oltre 15mila persone, compreso l'indotto, ma se non ci sarà un
immediato stop delle ostilità e il governo non ci darà una mano,
molti di questi posti scompariranno", conclude Fenni. (ANSA).
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