(ANSA) - ANCONA, 31 MAG - Assolti in Appello, anche perché
era stata accolta la tesi difensiva per la quale la vittima
della violenza sessuale sarebbe stata "troppo mascolina" e
quindi "non abbastanza attraente per subire uno stupro", due
cittadini peruviani, oggi 27enni, sono stati condannati in via
definitiva dalla Corte di Cassazione rispettivamente a 5 anni e
a 3 anni, stessa condanna inflitta in primo grado e poi
confermata da un secondo processo in appello a Perugia.
Il 9 marzo 2015 i due avevano aggredito ad Ancona una
connazionale ventenne, in un parco nel quartiere del Piano. I
tre avevano passato la serata insieme in un pub, poi avevano
raggiunto il parco e lì mentre uno abusava della ragazza,
l'altro avrebbe fatto da palo. Tornata a casa la ragazza aveva
raccontato alla madre l'accaduto e denunciato alla polizia i
fatti. Gli accusati erano stati condannati in primo grado, nel
2016, uno a 5 anni (l'esecutore dello stupro) e l'altro a 3 anni
(il palo). In secondo grado, alla Corte di appello di Ancona,
tre giudici donne li avevano assolti, non ritenendo credibile la
ricostruzione della vittima e appoggiando la tesi difensiva per
la quale la ragazza sarebbe stata "troppo mascolina" e quindi
"non abbastanza attraente per subire uno stupro". Agli
aggressori lei non sarebbe nemmeno piaciuta, tanto che l'avevano
registrata sul cellulare con il nomignolo di 'Vikingo'. Il
procuratore generale Sergio Sottani, all'epoca ad Ancona, era
ricorso in Cassazione e la suprema Corte aveva rinviato gli atti
a Perugia per il rifare il processo. I giudici umbri nel 2020
avevano condannato alle stesse pene del primo grado i due
imputati, difesi dagli avvocati Fabrizio Menghini e Gabriele
Galeazzi. Il giudizio era stato di nuovo impugnato in
Cassazione, che nei giorni scorsi ha rigettato il ricorso
confermando la sentenza di Perugia. Da venerdì i due sono in
carcere a Montacuto, ad Ancona. Si sono sempre difesi che non
c'era stata violenza sessuale e che era stata la ragazza a
concedersi. La vittima era parte civile con l'avvocato Cinzia
Molinaro. (ANSA).
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