Marche

Sanità: Pd boccia riforma Marche, "inutile e dannosa"

Capogruppo Mangialardi, controriforma sul piano amministrativo e culturale, lontana anni luce da necessità

Capogruppo Pd in Consiglio regionale Marche Maurizio Mangialardi

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 04 AGO - Il Partito Democratico "boccia la proposta di riorganizzazione della sanità regionale" al termine del lungo dibattito che ha tenuto impegnato il Consiglio regionale per tre intere giornate, giudicata inutile e dannosa per la salute dei cittadini marchigiani". "Ancora una volta - afferma il consigliere dem Romano Carancini, relatore di minoranza della proposta di legge n. 128 - siamo costretti a fare i conti con un intervento legislativo irricevibile, costruito sulla mistificazione e l'incompetenza". I dem, hanno presentato in aula circa 140 emendamenti, molti dei quali illustrati dallo stesso Carancini e da Fabrizio Cesetti, che sono stati respinti, e hanno contestato la riforma sotto vari profili.
    "Affermare come fa la giunta regionale che attraverso l'istituzione di cinque aziende territoriali dotate di personalità giuridica - attacca - si definisce un modello sanitario più vicino ai cittadini, più efficiente, più produttivo e più economico, è una 'bestemmia laica' contro i principi della Costituzione e, soprattutto, contro il diritto universale alla salute. A differenza di quanto vuol far credere il centrodestra, il potenziamento della sanità territoriale è ben altra cosa, e lo si farà non certo grazie a questa pseudo riforma, ma alle risorse stanziate dalla missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale definisce in modo puntuale gli ospedali di comunità, le case della comunità e i centri operativi territoriali che il governo, attraverso l'Europa, finanzierà integralmente con oltre 20 miliardi, di cui il 2,5% ricadrà in questa regione".
    La "verità, invece,- secondo Carancini - è che l'attribuzione della personalità giuridica scatenerà la concorrenza tra le singole Ast, acuendo inevitabilmente le disparità territoriali tra le singole province marchigiane".
    Carancini punta il dito anche sul metodo con cui è stata costruita la proposta di riforma del centrodestra: "Le riforme, specie quelle importanti, si fanno dopo un'analisi, dopo aver studiato, fotografato lo stato di fatto, rielaborato e tratto conclusioni rispetto agli obiettivi dati. - prosegue - Si fanno dando valore alla partecipazione. Questa Pdl, invece, è stata pubblicata il 6 luglio dalla giunta regionale, le audizioni in quarta commissione sono state avviate l'8 luglio e si sono concluse il 25 luglio". Insomma, "in appena due settimane si è ridisegnata l'organizzazione del modello sanitario regionale, non permettendo neanche ai sindaci e agli altri interlocutori dei territori di approfondire, fare rilievi, segnalare criticità. Una decisione inconcepibile e inaccettabile, nel metodo e nel merito, che trova ragione solo nella volontà della giunta regionale di soffocare il confronto. Una legge come questa non poteva e non doveva essere approvata in 15 giorni".
    Infine l'esponente dem denuncia "la scelta incomprensibile di fare una legge ad invarianza finanziaria, che testimonia la drammatica superficialità con cui la giunta Acquaroli si è approcciata al tema. Praticamente - sottolinea - hanno deciso di avviare un nuovo modello organizzativo alle condizioni preesistenti. Mi chiedo: come può essere giudicato credibile un simile provvedimento? Una domanda legittimata ulteriormente dall'assenza del nuovo Piano Socio Sanitario, strumento fondamentale per una riorganizzazione sanitaria, dato che è lì che ci sono le risorse, la loro allocazione e, soprattutto, la definizione degli equilibri tra i territori in termini di qualità, adeguatezza e quantità".
    "Purtroppo - afferma il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi - le preoccupazioni che avevamo maturato durante il percorso in commissione, sono divenute certezze. La proposta con cui la giunta Acquaroli intende ridisegnare il modello sanitario marchigiano è in realtà una vera e propria controriforma, sia sul piano amministrativo che culturale, lontana anni luce dalla necessità di ripensare la sanità regionale dopo la drammatica esperienza vissuta con la pandemia. Ciò non ci stupisce, perché questa maggioranza in effetti è stata pienamente coerente con la propria matrice ideologica anti egualitaria, che anziché dare risposte orizzontali ai territori li mette in competizione tra loro eliminando l'Asur e attribuendo personalità giuridica alle Ast. Ora vedremo - aggiunge - chi si incaricherà di compensare gli squilibri tra le singole province, chi compenserà i numeri dei posti letto tra gli ospedali regionali e come si combatterà la mobilità passiva dopo la cancellazione di Marche Nord". "E vedremo - dice ancora il capogruppo dem - anche quale sarà il contributo che questa pseudo riforma, realizzata in maniera arruffata e frettolosa, alle spalle dei sindaci e dei territori dopo due anni di nulla, darà alla lotta contro il Covid. Visto il disastro sanitario compiuto nelle Marche dalla giunta Acquaroli dal 2020 a oggi non c'è da stare tranquilli". (ANSA).
   

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