Una scalata al monte San Vicino,1.480 metri sull'Appennino umbro-marchigiano, tra le province di Ancona e Macerata, per chiedere alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al governo italiano e a "tutti i governi del mondo" di "accendere un faro sulla deportazione di migliaia di bambine e bambini ucraini nei territori temporaneamente occupati dalla Russia".
Il Vaticano è in prima linea in queste iniziative di diplomazia umanitaria. Ma "l'appello che lanciamo dalla vetta di questo monte ha come obiettivo quello di sensibilizzare i governi e tutti i cittadini del mondo, così da intervenire per riportare a casa e quindi alle loro famiglie, questi bambini", dicono in coro i partecipanti alla scalata, una settantina di cittadini ucraini che vivono nelle Marche. "La deportazione dei nostri bimbi è un crimine di guerra che non può essere taciuto e tantomeno ignorato, ricordo che per questo il presidente Putin e altri responsabili del conflitto in atto, sono stati incriminati dalla Corte penale internazionale dell'Aia", sottolinea Bohdan.
L'appello si è trasformato in una lettera firmata da tutti i partecipanti all'evento che nelle prossime ore verrà inviata alla premier Meloni, "che ringraziamo per il sostegno economico e militare che sta assicurando al nostro Paese", dice ancora Bohdan. Infine, la speranza che la guerra possa quanto prima cessare: "Siamo arrivati sotto la croce di monte San Vicino per chiedere anche l'aiuto di Dio perché possa contribuire a riportare la pace in Ucraina", conclude il vicepresidente dell'associazione. (ANSA).
Gli ucraini delle Marche scalano il monte San Vicino, 'restituite bimbi rapiti'
Appello alla premier Meloni. Bandiera gialla e blu sulla croce sulla sommità