Marche

Schermi societari fittizi per evadere Iva oltre 109 milioni

Vedi 'Frode in commercio carburanti...' delle 12.12)

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 19 GIU - Al termine di una complessa attività investigativa della Guardia di Finanza di Ancona, sono stati recuperati all'Erario oltre 109 milioni (per gli sviluppi penali interessata la Procura della Repubblica di Trani) e individuato il responsabile, in un 40enne di origine pugliese.
    Sarebbe responsabile di aver realizzato, con la creazione di schermi societari fittizi, fiscalmente non denunciati, una rilevante frode fiscale nel commercio dei prodotti petroliferi e del successivo reinvestimento dei relativi proventi in attività immobiliari.
    Ricorrendo allo strumento dell'acquisto intracomunitario, presso varie raffinerie, il prodotto petrolifero, proveniente principalmente dalla Slovenia, veniva dapprima ceduto "cartolarmente" a 3 società "cartiere" formalmente site in Bulgaria e nella Repubblica Ceca gestite da membri dell'organizzazione criminale, per poi essere fatturato a 7 società "cartiere" italiane che, a loro volta, non versavano all'Erario l'Iva, pur incassandola dai clienti italiani e omettendone ogni successivo obbligo dichiarativo.
    Le società "cartiere" erano state costituite, infatti, con il solo intento di rimanere operative per un periodo di tempo limitato, al termine del quale venivano abbandonate e, quindi, sostituite, facendo leva sul fatto che le responsabilità amministrative e penali, se e una volta accertate, sarebbero ricadute sul prestanome (nullatenente) formalmente posto a capo delle medesime.
    Al termine di tutti i vari passaggi cartolari, i carburanti ottenuti in evasione dell'Iva, venivano rivenduti, sottocosto, con fattura, a soggetti titolari di reti di distributori stradali o di depositi commerciali, spesso riconducibili, o addirittura coincidenti, agli stessi soggetti che avevano creato le "cartiere", con il vantaggio di poter vendere gli stessi prodotti a un prezzo altamente competitivo, grazie all'omesso versamento dell'Iva che di fatto costituiva il più diretto e sostanziale profitto dell'attività criminale, da ripartire tra tutti i componenti del sodalizio. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it