Marche

Condannati per mafia comunicavano con smartphone dal carcere

Perquisizioni e sequestri ad Ancona, trovati telefonini in celle

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 12 LUG - Un telefono cellulare tipo smartphone, un mini-cellulare, cinque schede sim e un grammo di hascisc. E' il materiale trovato e sequestrato durante una perquisizione eseguita all'alba di oggi della polizia di Stato e dalla polizia penitenziaria nell'area Alta sicurezza della casa circondariale di Montacuto ad Ancona. L'indagine, condotta dalla sezione investigativa del Servizio centrale operativo (Sisco) ha evidenziato che, in quell'area del carcere, cinque detenuti condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso, hanno utilizzato smartphone che tenevano nascosti in luoghi ritenuti sicuri (ventilatori personali, plafoniere a neon) per navigare sul web e sui social, comunicare all'esterno con familiari e altri utilizzatori di utenze fittizie forse collegati a clan di appartenenza.
    I detenuti utilizzatori dei telefoni cellulare, appartenenti alla criminalità organizzata napoletana, siciliana e pugliese, sono stati denunciati per la violazione dell'art. 391 ter del codice penale (accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti". Secondo le verifiche, fa sapere il Dipartimento di pubblica sicurezza, Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, Servizio centrale operativo Sezione investigativa di Ancona, nei telefoni sequestrati sono transitate diverse utenze telefoniche: dunque i detenuti erano soliti prestarsi i cellulari tra di loro.
    L'investigazione è iniziata grazie al contributo della Polizia Penitenziaria che, tra agosto e novembre 2023, sequestrò tre smartphone: uno apparteneva al boss di un clan di camorra del Napoletano; gli altri due ad un membro di un clan operante nella zona di Ostia. "L'utilizzo degli smartphone da parte dei detenuti - fa sapere la polizia - rappresenta una novità rispetto al passato, in cui venivano introdotti solo mini-cellulari, più facilmente occultabili ma non predisposti al traffico dati. Ciò consente di prospettare l'ipotesi che i detenuti, per comunicare con i propri sodali, volessero evitare le chiamate tradizionali e prediligere le applicazioni di messaggistica istantanea". (ANSA).
   

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