Marche

'Ero alla Lanterna, caos e panico poi ho perso due amici'

Corteo dopo le assoluzioni dai reati più gravi nel processo bis

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 25 LUG - "Oggi sono qui non solo come manifestante, ma come diretta interessata in quanto presente quell'8 dicembre 2018 e, soprattutto, come amica di due delle vittime che abbiamo perso. Una notte che avrebbe dovuto essere piena di gioia, musica e divertimento, si è trasformata in una tragedia che ha cambiato la vita di intere famiglie per sempre".
    Così una ragazza che era nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona) il giorno della tragedia, ha espresso un suo pensiero a nome di tutti gli amici di Daniele Pongetti e Asia Nasoni, due delle vittime. La giovane ha preparato uno scritto che è stato letto da un suo amico durante il corteo organizzato ad Ancona per chiedere giustizia.
    "Ricordo ancora ogni dettaglio: - ha aggiunto - l'eccitazione per il concerto, l'attesa insieme ai miei amici, e poi, all'improvviso, il caos iniziato da spruzzi di spray al peperoncino, la folla che si muoveva come un'onda, il panico che si diffondeva e, in pochi istanti, tutto è andato in frantumi.
    Abbiamo cercato di uscire dal locale, dopo aver sentito le urla.
    Abbiamo visto la disperazione negli occhi delle persone intorno a noi, le balaustre crollare, persone travolte e schiacciate.
    Tra loro c'erano due dei nostri amici più cari. Due anime belle, piene di vita e sogni, che non ci sono più. La loro assenza è un vuoto che non potrà mai essere colmato, tantomeno sarà questa la giustizia che lo colmerà, ma il minimo che possiamo fare è combattere per essa".
    "Quando sono iniziati i processi avevamo speranza che giustizia sarebbe stata fatta - ha detto ancora la giovane - per chi non c'è più, per chi è rimasto ferito, per chi, come noi, porta ancora dentro di sé il trauma di quella notte. Le sentenze sono state una pugnalata al cuore, in quanto gli imputati sono stati assolti dalle accuse più gravi, come se quelle vite perse non avessero peso, come se la nostra sofferenza fosse invisibile". (ANSA).
   

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