(ANSA) - ANCONA, 16 NOV - Ripartire dalle eccellenze del territorio, guardare al futuro valorizzando le competenze intergenerazionali e attraendo talenti e investitori, ma anche affiancando le aziende nella corsa alla competizione globale. La ricetta? "tenere insieme gli interessi dell'economia con gli interessi delle persone e delle comunità". All'indomani dell'elezione plebiscitaria (99% dei consensi) al vertice degli industriali di Ancona, Diego Mingarelli, 46 anni, Ceo di Diasen, azienda con sede a Sassoferrato, leader nel settore della bioedilizia, guarda ai giovani e alla presenza femminile. Per cogliere "la grande opportunità di coniugare il lavoro alla qualità della vita".
E pensa a una Confindustriache sia deve "il traino che fa respirare quel futuro alle tante aziende che oggi hanno bisogno di ripensare i loro modelli".
Della sua visione ha parlato incontrando la stampa Mingarelli che affronta la nuova sfida con una squadra di otto vice presidenti e parla con orgoglio dei "tanti talenti, delle eccellenze nel territorio, imprese straordinarie spesso non conosciute ma che competono, che hanno trovato spazio in alcune nicchie" ma non nasconde che le sfide sono impegnative. La più impegnativa riguarda i giovani. Una sfida che fa i conti con "una fuga di laureati" che negli ultimi dieci anni che ha fatto perdere alle Marche "più di 4mila laureati, di questi 2mila sono andati oltre le Marche, 2mila". Una emorragia che va fermata rendendo il territorio "più attraente". E per farlo "vanno ripensate le nostre aziende, rendendo la nostra economia attraente". Ma "senza giovani, che hanno una propensione al futuro e all'innovazione, c'è il rischio che anche le nostre aziende non siano così capaci di interpretare i cambiamenti del futuro". Mingarelli pensa al futuro da costruire partendo da un tessuto imprenditoriale manufatturiero che sconta una crisi dalla quale si esce "sviluppando nuove collaborazioni", preparando il terreno "così che le aziende in difficoltà possano ripensare il loro modo di fare impresa accettando il cambiamento cogliendo le opportunità che ci sono anche a livello mondiale".
Cambiamenti che passando anche attraverso dotazioni infrastrutturali perché "se non connettiamo la nuova economia al mondo rischiamo di rimanerne tagliati fuori". E su questo Confindustria aspetta "risposte veloci e concrete" e pensa a un modello infrastrutturale "che possa creare ma anche abbattere barriere, anche quelle culturali". Perché quando si connette un territorio con il mondo "le collaborazioni nascono spontanee, si creano le condizioni affinché le aziende possano cogliere le grandi opportunità che il mondo può dare, che l'Europa può dare, ma anche che i territori italiani di prossimità ci possono dare".
La base di partenza è fatta di "tanti talenti, imprese straordinarie spesso non conosciute ma che competono, che hanno trovato spazio in alcune nicchie di eccellenza". E da una squadra di presidenza che "rappresenta il cambiamento in atto nel territorio, con aziende guidate da giovani, aziende che si contraddistinguono nei loro rispettivi campi". Di qui la scelta di affidare ai vice presidenti "deleghe importanti, di peso" che possono portare "esperienze e diventare leader di visione, leader di progettualità trainanti". Perché Confindustria Ancora "deve essere un po' il traino che fa respirare quel futuro alle tante aziende che oggi hanno bisogno di ripensare i loro modelli". Ci sono però anche le crisi industriali che pesano sul territorio.
La strada indicata dal nuovo leader degli industriali è quella di "tenere insieme gli interessi dell'economia con gli interessi delle persone e delle comunità" e per farlo "c'è tanto bisogno di nuove competenze" attraverso piani di formazione perché "riqualificando o affiancando possiamo "far sì che le persone siano protagoniste del cambiamento, protagoniste all'interno di questa nuova economia che abbiamo in mente". Torna sui giovani e le donne Mingarelli parlando della necessità di attrarre i talenti anche dando "continuità d'impresa" abbassando l'età della governance.
A preoccupare sono i numeri. "Nei cda - sottolinea - gli under 40 sono solo il 18,4% (nella manifattura il 16,6%) e anche la presenza femminile scarseggia. Per rendere le imprese più propense al futuro, "il dato anagrafico va osservato con grandissima attenzione" perchè con un progressivo invecchiamento della popolazione e la fuga di giovani, "si rischia che le nostre aziende facciano più fatica" a cambiare e crescere. Nelle Marche abbiamo il record di 11 imprese ogni 1.000 abitanti, manifatturiere. Ogni comunità di 1.000 abitanti ha 11 fabbriche "un grande tesoro fatto di famiglie", dove "quasi un occupato su quattro della provincia di Ancona è nel manifatturiero (a livello nazionale è uno su sei). Un tesoro che racchiude competenze di alto profilo e che può diventare ancora più attraente.
Mingarelli guarda anche al mondo dell'edilizia, delle costruzioni, della nuova meccanica, "tutte filiere che stanno totalmente ripensando il loro modo di essere e su questo mentre c'è un ripensamento, cambiano le tecnologie, cambiano i prodotti, cambiano i servizi che ci ruotano attorno e in questo cambiamento le aziende che sanno cogliere questi elementi di innovazione possono agganciarsi a nuovi trend globali. "Nostro compito è quello di far conoscere questi trend alle aziende perché gli imprenditori, il lavoro lo sanno fare" la missione della Confindustria targata Mingarelli "è aprire questo territorio alla visione globale".
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