"È un onore immenso ricevere oggi questo riconoscimento speciale": così Gianmarco Tamberi ha iniziato la sua lectio magistrale, dopo il conferimento della laurea honoris causa in Scienze dello sport che l'Università degli studi Carlo Bo di Urbino gli ha conferito stamani nell'aula magna dell'ateneo. Parole che si sono susseguite alla brevissima dichiarazione che il campione olimpico marchigiano ha rilasciato ai giornalisti prima dell'inizio della cerimonia dicendo di essere "felice, orgoglioso e grato all'Università di Urbino".
"Ci tengo a ringraziare tutti i presenti per essere qui, per far parte di un giorno che rimarrà sicuramente unico nella storia della mia vita", ha aggiunto Tamberi davanti ai tanti studenti, docenti e rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine presenti in sala. Al momento del conferimento della laurea, il campione è apparso visibilmente emozionato.
Gianmarco Tamberi, oro olimpico di salto in alto, apre alla possibilità di partecipare alla prossima Olimpiade, Los Angeles 2028. Lo ha fatto nel corso della lectio magistralis all'Università di Urbino che gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze dello sport. "Ho fatto tutti i conti sulle probabilità che avrei di vincere le Olimpiadi a Los Angeles e ho ben chiaro cosa significherebbe per me a livello emotivo anche solo provarci dopo tutto quello che ho passato", ha detto Tamberi (che dopo Parigi aveva ventilato l'ipotesi di uno stop) senza però esprimersi definitivamente sulla eventuale partecipazione a Los Angeles.
"Dopo tanti anni so benissimo che limite enorme sia la comfort zone", ha aggiunto Tamberi, riprendendo il concetto espresso durante la lectio nel parlare dell'importanza del "coraggio di scegliere". "Dobbiamo avere il coraggio di scegliere perché ogni scelta è il primo passo per costruire qualcosa di grande nel nostro futuro", ha concluso il campione.
Le motivazioni del riconoscimento nel testo sono state lette da Marco Rocchi, direttore del dipartimento di Scienze Biomolecolari. Tamberi è "testimone autorevole e credibile per le giovani generazioni, uno degli atleti più amati e in grado di svolgere una funzione di esempio, per le sue qualità di tenacia mostrate in occasione dei gravi infortuni che avrebbero potuto compromettere una carriera eccezionale. Gianmarco Tamberi - ha proseguito il direttore di Dipartimento di fronte ad un'aula con oltre 600 presenti - incarna con il suo esempio l'idea di come lo sport contenga valori formativi di grande rilevanza, come il rispetto degli avversari, la disciplina, la costanza, l'impegno e lo spirito di sacrificio. Egli si dimostra consapevole che, pur praticando uno sport individuale, i risultati si ottengono non solo con le abilità personali, ma in virtù di un lavoro di squadra, con l'ausilio di un team di professionisti del settore, in grado di applicare innovativi princìpi scientifici nelle metodologie di allenamento, oggetto di studio del mondo accademico delle scienze motorie e sportive". Il rettore dell'Università di Urbino, Giorgio Calcagnini, ha quindi consegnato all'atleta la pergamena di laurea, proclamandolo neo dottore.
Tamberi a Belve: 'Con mio padre il fallimento più grande mia vita'
Gianmarco Tamberi, ospite della seconda puntata di Belve su Rai2, il programma condotto e ideato da Francesca Fagnani prodotto da Fremantle, in un'intervista coraggiosa e inedita con la giornalista e conduttrice parla del rapporto complicato con il padre: "Il fallimento più grande della mia vita. Mi sono sentito tradito dalla figura genitoriale" e affronta il tema del suo futuro: "ci penso ogni giorno". Ai Giochi di Parigi: "il momento più brutto". Non mancano una stoccata al nuotatore olimpico Thomas Ceccon e una sorprendente ammissione: "Non amavo il salto in alto e tuttora mi piace molto di più il basket: se avessi giocato ancora sarei stato meno orgoglioso, ma più felice".
In uno dei momenti più intensi dell'intervista (come rivelato da alcune anticipazioni del programma), il campione olimpico racconta il complesso rapporto con il padre in passato definito "orrendo". "Non avere rapporto con mio padre è il fallimento più grande della mia vita". Sulle dure "regole" imposte dal padre Tamberi dice ancora: "Un conto è imporsele, un conto è scegliere, un conto è qualcuno che sceglie per te. Un genitore deve aiutarti a prendere la strada giusta ma non obbligarti a scegliere quella strada. Io mi sono sentito in quel momento molto tradito dalla figura genitoriale".
Nel corso dell'intervista, infatti Tamberi, affronta il tema delle scelte per il suo futuro: alla domanda di Fagnani risponde di pensarci "ogni giorno".
Altro momento di grande intensità il racconto delle Olimpiadi a Parigi e i problemi dovuti a fortissime coliche che con molta probabilità gli hanno negato la gioia di una medaglia. "Ero a Parigi, sicuramente tra i favoriti. Mi sentivo forte" racconta l'atleta a Fagnani. Ma quello che è successo "è stato il momento più brutto, sia come dolore fisico che mentale, che d'animo".
Nel corso dell'intervista Tamberi confessa, a sorpresa, di amare più il basket del salto in alto. E non manca una stoccata al collega olimpionico Ceccon (per il famoso post di Pucci contro Tamberi da lui condiviso): "Ho giocato a basket fino a 17 anni" racconta l'atleta. "Se avessi giocato ancora a basket sarei stato meno orgoglioso, ma più felice. Fare quello che ami fa la differenza". "Non è così bello saltare un'asticella. Mi piace tuttora molto di più il basket. Ho dovuto fare quella scelta ma non amo quello che faccio". Un ritratto a tutto tondo quello che l'atleta concede a Fagnani, che tocca anche la sua lunga storia d'amore, il rapporto con gli amici, le ambizioni future.
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