(ANSA) - ANCONA, 25 NOV - "Questa Giornata non è soltanto una
data sul calendario ma rappresenta un monito, un richiamo alla
responsabilità, un momento di riflessione e analisi di un
fenomeno che non accenna a flettersi, perché la violenza contro
le donne è un tema, purtroppo, troppo spesso all'ordine del
giorno; una vera emergenza che richiede l'impegno di ciascuno di
noi". Così il presidente della Regione Francesco Acquaroli,
stamattina nel suo intervento a conclusione della seduta aperta
del Consiglio regionale dedicata alla Giornata internazionale
per l'eliminazione della violenza contro le donne.
"Nella maggior parte dei casi - ha ricordato Acquaroli a
proposito di dati del Rapporto - la violenza è commessa da
coniugi, conviventi oppure ex partner e si manifesta sotto
molteplici forme. Non è un fatto sporadico o isolato, ma un atto
prolungato che si svolge tra le mura di casa, compiute dalle
persone che le vittime avrebbero dovuto considerare come le più
vicine".
I dati lo testimoniano: quattro i casi di femminicidio nelle
Marche nel 2023. Cresce il numero delle donne che si sono
rivolte ai cinque Centri antiviolenza: 748, (43 in più rispetto
al 2022). Sono invece 1.595 i casi di abuso e maltrattamenti
segnalati dai consultori, il cui numero è raddoppiato rispetto
al 2022 e riguardano sia donne che minori; 232 gli accessi al
Pronto soccorso da parte di donne con diagnosi di violenza,
anche in questo caso in aumento rispetto al 2022.
Parallelamente, sono stati 160 gli utenti dei 5 sportelli Cuav
(Centro per uomini autori di violenza), 62 in più rispetto al
2022. Il presidente Acquaroli ha voluto ricordare in aula le
quattro le donne uccise nelle Marche nel 2023: Giuseppina
Traini, Marina Luzi, Concetta Marruocco, Rita Talamelli, ed
esprimere a nome di tutta la comunità regionale il più profondo
cordoglio per quanto è loro accaduto.
"Dobbiamo ribadirlo, oggi e ogni giorno - ha aggiunto il
presidente - la violenza di genere non riguarda solo chi la
compie e chi la subisce, riguarda tutta la società e riguarda
soprattutto gli uomini. Abbiamo il dovere personale di
intraprendere azioni concrete, in tutti gli ambiti delle nostre
vite, per creare e favorire ambienti in cui le donne si sentano
sicure, rispettate, libere di perseguire i propri obiettivi,
legittimate ad autodeterminarsi, non giudicate per le loro
scelte.
Come rappresentanti delle istituzioni, - ha detto ancora
Acquaroli - abbiamo la responsabilità di continuare a rafforzare
l'azione a tutela delle vittime di violenza e il compito di
affrontare questo fenomeno con politiche di sistema, continuando
ad investire, non solo a livello economico ma anche normativo,
per sostenere l'azione e il rafforzamento della rete
territoriale a supporto delle donne vittime di violenza, ed
anche i percorsi di aiuto rivolti agli uomini autori di
violenza".
"Dobbiamo coltivare un necessario e quanto mai urgente
cambiamento culturale - ha sottolineato - perché ciascuno di noi
può fare la differenza, ciascuno può insegnare il rispetto,
trasmetterlo, in famiglia, nelle scuole, nei luoghi di lavoro,
nei momenti di socialità, anche attraverso le più piccole
azioni. Dobbiamo insegnare ai nostri giovani che un 'no' è un
'no', che le differenze di genere non giustificano disparità di
trattamento, che le difficoltà si possono superare attraverso il
dialogo, l'ascolto, la possibilità e la capacità di chiedere
aiuto. Che ogni forma di violenza è sbagliata e inaccettabile".
Della necessità di uno sviluppo culturale e armonico,
specialmente a vantaggio delle giovani generazioni ha parlato
anche il vicepresidente Filippo Saltamartini, che ha ugualmente
rimarcato l'esigenza di affrontare il fenomeno della violenza
contro le donne non in chiave ideologica, basata sulla
contrapposizione politica, bensì "avviando - ha affermato - un
percorso culturale che poggi sulla condivisione di valori
comuni, quelli storicamente radicati nella civiltà occidentale.
Il percorso da compiere è valoriale e culturale. Non si può
tollerare nessun tipo di violenza".
"Ogni violenza - ha detto l'assessora alla Cultura e
istruzione, Chiara Biondi - non è un fatto privato ma riguarda
tutta la società e genera una ferita. Prevenzione è la parola
chiave e inizia con l'educazione. Occorre insegnare che il
rispetto per l'altro viene ancor prima della tolleranza. Come
donna sento questo tema nel profondo e alle donne che subiscono
violenza dico che io sono loro vicina e che non sono sole. Non
basta solo offrire loro un rifugio ma serve un reale
reinserimento, ed allo stesso tempo occorre pensare anche agli
uomini che commettono violenza in senso rieducativo e non
soltanto punitivo". (ANSA).
Acquaroli, 'impegno di tutti per fermare violenza sulle donne'
Presidente in Consiglio, coltivare urgente cambiamento culturale