(ANSA) - CAMPOBASSO, 24 GEN - ANTONELLA PRESUTTI, IL
RIANIMATORE (Arkadia Editore, collana SideKar, pp.202, 15 euro)
Nel Rianimatore di Antonella Presutti, scrittrice molisana,
si dipana un romanzo corale, un racconto che è un profondo
respiro di terra in un continuo equilibrio tra carne, dolore,
disperazione, violenza, cicatrici, ferite aperte.
Petare, luogo vero, è senza mezzi termini un posto terribile.
Tra i peggiori al mondo in cui avere la sventura di nascere,
trovarsi e perfino morire. È un posto in cui "è più facile
comprare una pistola che un pezzo di pane", in cui "è pericoloso
insistere sull'identità delle persone" e dove le assenze hanno
significati precisi: "Quarantotto ore sono accettabili, una
settimana" equivale "a morte certa". Salvo l'illusione che
qualcuno "ce l'abbia fatta", scappando via.
La prosa complessa, evocativa, di Antonella Presutti,
restituisce un abisso di disperazione e disillusione in cui
personaggi sono lacerati, si muovono e pensano come belve,
confessano orribili peccati. Il Rianimatore, come voce narrante,
lo conosciamo soltanto alla fine. Eppure è nelle parole di chi
lo precede che la storia di Pablo prende forma. Nelle parole di
Helena, Rodriguez, George, si materializzano le figure di
Diego/Henrique e di Maria, vitali per Pablo.
Maria è un nome finto ma la sua è l'unica storia vera del
romanzo. Quella che ha fatto scattare nell'autrice questo
affresco a più voci. È una donna italiana che nella sua terra,
la Liguria, aveva tutto. Compreso un destino predeterminato. La
sua rovina è la fuga in Venezuela con un marinaio che le
promette il mondo ma la trascina in un contesto di degrado e
violenza. Senza via d'uscita. A nulla serve il pentimento della
sventurata, la famiglia rinnega Maria. Poi prende corpo il
romanzo. Un lutto parzialmente la libera. E in Diego e Pablo
recupera quel poco che ancora ha di sé. (ANSA).
Libri: Antonella Presutti, Il Rianimatore
Storie di disperazione e bellezza inattesa nell'inferno Petare