(ANSA) - CAMPOBASSO, 21 FEB - GIOOSE RIMANELLI - TIRO AL
PICCIONE (RUBETTINO , PP 230) - Uno dei più tragici, violenti,
sofferti romanzi di guerra del secondo Novecento torna in
libreria. Giovedì prossimo esce, edita da Rubbettino, una nuova
edizione di "Tiro al piccione", libro di esordio di Giose
Rimanelli, scritto a 19 anni e pubblicato per la prima volta nel
1953. Siamo nel 1943, Marco Laudato, alter ego dell'autore,
abbandona il seminario e torna al paese molisano di origine dove
anni di conflitto hanno lasciato solo povertà. I camion tedeschi
che risalgono la penisola sono l'unica via di fuga verso
qualcosa di nuovo, proprio quello che cerca un ragazzo di
diciassette anni. Marco, senza avere alcuna coscienza politica,
si ritrova in mezzo alla guerra civile che imperversa
nell'Italia del Nord. È preso prigioniero prima dai tedeschi e
poi dai fascisti, e finisce per arruolarsi nella Rsi per aver
salva la vita. La crudeltà e la violenza della trincea, il
disprezzo degli uomini, l'insensatezza dei combattimenti,
segnano il suo fermo rifiuto della guerra. Fugge quindi da un
treno che lo avrebbe portato prigioniero degli americani in
Africa. E ritorna al suo paese, ancora una volta. Marco è
turbato dalla ferocia che ha vissuto, ma adesso è consapevole
che la fedeltà agli ideali di patria e libertà non può
coincidere con la brutalità delle armi.
Dal Libro di Rimanelli fu tratto anche l'omonimo film di
Giuliano Montaldo, uscito nel 1961 e presentato nella versione
restaurata tre anni fa alla Mostra del Cinema di Venezia. Con la
pubblicazione di "Tiro al Piccione, Rubbettino avvia una
operazione editoriale dedicata a Rimanelli (nato a Casacalenda,
in Molise, nel 1925 e morto negli Stati Uniti nel 2018) che
porterà la casa editrice a pubblicare nei prossimi mesi anche
"Peccato originale" e "Una posizione sociale". Nella nuova
edizione che uscirà giovedì l'introduzione del libro è curata
dalla moglie di Rimanelli, Scheryl Lynn Postman. "Il libro, a
mio parere, non è un libro politico - così Cesare Pavese
scriveva a proposito di "Tiro al piccione" - non vi esiste il
caso del fascista che si disgusta o converte; bensì il giovane
traviato, preso nel gorgo del sangue, senza un'idea, che esce
per miracolo, e allora comincia ad ascoltare altre voci. È una
tesi notevole e tale da interessare tutto il mondo, non solo gli
italiani". (ANSA).
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