Molise

Le bombe su Isernia, Fernando 'Non trovammo corpo di mia madre'

A 81 anni da eccidio, superstite racconta raid alleato in Molise

Redazione Ansa

(ANSA) - ISERNIA, 10 SET - Erano le 10:23 del 10 settembre 1943 quando gli angloamericani bombardarono il centro storico di Isernia, lasciandosi alle spalle un cumulo di macerie e tante mani nude di madri che cercavano i loro figli, di figli che cercavano i loro genitori. Se lo ricorda bene Fernando Damiani che quel giorno, di 81 anni fa, vide la sua casa diventare la tomba dei suoi genitori, della sorellina di appena 8 anni e di una delle sue zie: "Della mia mamma - ha detto all'ANSA - non abbiamo trovato neppure il corpo". Fernando, 96 anni, ha partecipato alla cerimonia commemorativa davanti alla statua posta in una piazza del centro storico, Piazza X Settembre, creata dalle bombe che hanno spazzato via abitazioni e la vita di donne, uomini, bambini, sul cui numero ancora non c'è un dato definitivo. "La mia famiglia aveva un negozio di generi alimentari - ha ricordato Fernando che nel 1943 aveva 15 anni -.
    Io ero con papà al negozio quando abbiamo sentito il rumore di 36 aerei. Pensavamo che facessero una ricognizione perché l'Italia aveva firmato l'armistizio. A Isernia erano arrivati anche gli sfollati da Napoli e loro ci hanno detto: fuggiamo sganciano bombe. Io e mio fratello abbiamo cercato riparo con una quindicina di persone, uno addosso all'altra e con i nostri occhi abbiamo visto piovere bombe, una dopo l'altra, e in 5 minuti crollare tutto. Mio padre non è venuto con noi, è corso verso casa nostra, lui aveva la responsabilità della famiglia.
    Quella è stata l'ultima volta che l'ho visto. Un'altra mia sorella si è salvata perché non era in casa". Il racconto di Fernando si interrompe per qualche secondo, la commozione ha il sopravvento e a fatica riprende: "Ma mica finisce lì! Per otto giorni bombardano perché volevano colpire un'autocolonna tedesca in ritirata. Era lunga due chilometri, ma credetemi non riuscirono a colpirla". Fernando ricorda anche i mesi successivi: "Per due o tre mesi sembravamo gli 'sbandati', ci spostavano da una parte all'altra, da Salietto a San Donato (due zone periferiche di Isernia ndr). Piano piano abbiamo recuperato la normalità grazie a una zia che si è occupata di noi". La casa di Fernando era in Vico Pace quella che lui ora invoca per l'Ucraina, per la Palestina e per tutte le zone di guerra nel mondo: "Quando vedo le immagini in tivù so cosa stanno vivendo i civili e si riapre una ferita mai rimarginata". Il centro storico di Isernia è stato percorso da un corteo formato dalle autorità civili, militari e religiose e semplici cittadini. Poi i rintocchi della campana dell'arco di San Pietro e l'omaggio alle vittime innocenti reso dal Prefetto Franca Tancredi e dal sindaco Piero Castrataro. (ANSA).
   

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