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Esperto, guerra in Ucraina riporta la Nato a missione difensiva

Gilli all'ateneo Trieste, 'tutti i Paesi hanno preso posizione'

Redazione Ansa

(ANSA) - UDINE, 16 APR - "Il conflitto russo-ucraino ha riportato la Nato alla sua missione principale, che è deterrenza e difesa, mentre dalla fine della Guerra fredda la Nato si era focalizzata su altre missioni, la gestione dei conflitti e la cooperative security, oggi la sua priorità è la sicurezza territoriale, mentre ha meno importanza ciò che non minaccia direttamente la sua esistenza e quella dei suoi alleati". Lo ha dichiarato Andrea Gilli, visiting fellow dell'Istituto affari internazionali, ricercatore e consulente nel settore della Difesa, intervenuto oggi alla conferenza "Nato: deterrenza e difesa dopo l'Ucraina", organizzata da Iai e dall'Università di Trieste e moderata da Federico Donelli, docente di Relazioni Internazionali all'Università di Trieste.
    "La rilevanza della Nato dopo l'attacco russo all'Ucraina è sotto gli occhi di tutti - ha detto Donelli - e questo ha innescato un dibattito a livello internazionale su come dovrebbe essere la Nato, ma ci si domanda anche se i Paesi europei saranno in grado di sviluppare un apparato di difesa complementare o se avrà più senso rafforzare la posizione europea all'interno dell'alleanza atlantica".
    Parlando di come il conflitto russo-ucraino ha alterato gli equilibri mondiali, Gilli ha sottolineato che la guerra "ha obbligato tutti i Paesi del mondo a prendere una posizione: nei Paesi occidentali c'è stata una convergenza del fronte pro Ucraina e anti Russia, ma il sud nel mondo è molto più ambivalente, anzi molti Paesi del Sud America e del Medio Oriente hanno posizioni più pro Russia che pro Ucraina".
    "Questo è rilevante - ha aggiunto Gilli - perché la Russia continua a cooperare con la Cina, che ha un grande bisogno di materie prime che alcuni di questi Paesi producono. Dunque si potrebbe andare nella direzione di una frammentazione dell'ordine internazionale, anche dal punto di vista commerciale". L'esperto ha poi evidenziato che "questa guerra ad alta intensità che non vedevamo da tempo, ha determinato a livello industriale la necessità di avere un'industria in grado di produrre a ritmi elevati".
    Altre conseguenze ci sono state sul piano militare. "La diffusione sia dei droni e delle difese antiaeree hanno reso le forze di terra e quelle aeree più vulnerabili - ha spiegato Gilli - e inoltre c'è stata una prima integrazione dall'AI a livello di combat management, per assegnare target alle capacità di fuoco, e poi l'uso di artiglieria a lungo raggio che ha cambiato il modo di combattere tradizionale, perché va a rendere il campo di battaglia sempre più letale". (ANSA).
   

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