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Uno studio conferma le Alpi hotspot dei cambiamenti climatici

Ricostruito il paleoclima, utile per capire il futuro

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 09 NOV - Il riscaldamento globale sulle Alpi procede a velocità quasi doppia rispetto alla media globale: un processo con conseguenze impattanti che trova un precedente in senso opposto nell'ultima glaciazione. Uno studio, condotto dall'Università di Trieste e pubblicato sulla rivista internazionale Climate of the past, ha stimato come tra 26mila e 21mila anni fa il clima delle Alpi avesse registrato valori di raffreddamento quasi doppi rispetto alla scala globale, confermando le Alpi come hotspot dei cambiamenti climatici.
    L'equazione utilizzata per ricostruire il paleoclima offre anche indicazioni rispetto al futuro. Condotto da Costanza Del Gobbo, lo studio ha richiesto 4 anni di lavoro, è stato finanziato dall'International centre for theoretical physics ed è stato supervisionato, tra gli altri, dal premio Nobel Filippo Giorgi (Ictp). Durante l'ultimo massimo glaciale, avvenuto sulle Alpi tra 26mila e 21mila anni fa, i ghiacciai si spinsero nelle pianure pedemontane. In questo lavoro è stato utilizzato un modello climatico regionale sviluppato dall'Ictp innestato nel modello paleoclimatico del tedesco Max Planck Institute. In particolare, il lavoro ha potuto ricostruire la linea di equilibrio glaciale durante l'Lgm, confrontandola con quella dei livelli preindustriali di inizio 1800. I risultati - spiega l'ateneo - sono riusciti, per la prima volta, a trovare ottima coerenza con le evidenze geomorfologiche e geologiche sul terreno e mostrano come il clima delle Alpi fosse mediamente 6.8°C più freddo rispetto ai livelli preindustriali (circa 9°C più freddo rispetto a oggi) e in particolare nei settori orientali. Le precipitazioni annuali erano più scarse di circa il 15%. In estate la diminuzione registrava -7.3°C rispetto ai livelli preindustriali (quasi 10°C in meno delle estati attuali). Queste condizioni permettevano ricorrenti nevicate attorno ai 1000 metri in estate, mentre le pianure del Nord Italia erano coperte di neve da novembre a maggio. L'estate era la stagione più piovosa, mentre l'inverno era verosimilmente molto freddo e secco. Solo sul settore meridionale delle Alpi le precipitazioni erano frequenti anche in inverno, prevalentemente a carattere nevoso fino in pianura. (ANSA).
   

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