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In principio fu Semenya, ai Giochi è caos gender

Testosterone nel mirino, a Tokyo Hubbard prima transgender

Caster Semenya

Redazione Ansa

In principio fu la battaglia di Caster Semenya. La vicenda dell'atleta sudafricana due volte olimpionica degli 800, tra stop e riammissioni, in un tunnel di ricorsi e prove ben più dure di quelle affrontate in pista, ha segnato un prima e un dopo sulla questione gender, che anche a distanza di anni continua a dividere.

E' infatti solo l'ultimo caso di una serie, quello della pugilatrice algerina, Imane Khelif, che domani affronterà l'azzurra Carini ma e' già finita al centro delle polemiche perché esclusa dai mondiali causa limiti di testosterone non da donna, tranne poi essere ammessa ai Giochi in corso a Parigi.

I cambi di sesso o le situazioni di iperandroginia - come per Semenya che in principio fu accusata dalle avversarie di essere uomo - gettano nel caos lo sport mondiale, abituato a regole fisse e semplici. Inevitabile dividersi, anche piu' di quanto lo si faccia sui diritti. Perche' se quello a essere chi si vuole genera polemiche politiche, ancor piu' controverso e' il diritto a competere contro qualcuno di un sesso diverso. Cosi' una campionessa nella difesa dei diritti degli omosessuali come Martina Navratilova si scaglio' contro Lia Thomas, la nuotatrice Usa transgender, in difesa del diritto delle donne a competere in maniera equa. come la transgender del nuoto Usa Lia Thomas provocarono le proteste Ad aprire una nuova strada fu la sudafricana Semenya, che ha dovuto rinunciare alle gare perché si era rifiutata di sottoporsi al trattamento ormonale imposto dai regolamenti di World Athletics, per abbassare i suoi livelli di testosterone.

Che risultavano più alti rispetto ai valori consentiti. Semenya, che dalla corte europea dei diritti umani aveva avuto ragione come vittima di discriminazione aveva detto: "so di essere diversa. Non mi interessano i termini medici e quello che mi dicono. Essere nata senza utero o con testicoli interni. Non sono meno una donna". Il Tas però ha confermato il divieto.

 Battaglia contro i pregiudizi quella vinta invece da Laurel Hubbard che a Tokyo è stata la prima transgender ammessa alle Olimpiadi, lei che fino a 35 anni era un uomo e si chiamava Gavin. Poi il cambio di sesso e tre anni fa nella pedana del sollevamento pesi, dopo aver vinto l'argento ai mondiali 2017 e nel 2020. Consapevole che alle Olimpiadi si sarebbe parlato più che dei risultati (alla fine non brillantissimi però) della sua storia. Le regole dicono che atleti in 'transizione di genere' possono competere tra le donne senza intervento chirurgico a condizione che il loro livello di testosterone sia sotto i limiti previsti. Ma il vero problema e' contemperare le regole delle federazioni mondiali - diverse tra loro, perche' pugilato e equitazione non hanno analoghe ripercussioni dai livelli di testosterone - e poi metterle tutte insieme nei Giochi.
    Come Khelif, che domani sale sul ring per affrontare l'azzurra Angela Carini, anche un'altra boxeur ha avuto il via libera del Cio; si tratta della taiwanese Lin Yu-ting, che come l'algerina era stata estromessa dai mondiali 2023 perché non l'esame del Dna aveva aveva evidenziato che aveva cromosomi XY, ovvero quelli maschili. Per il Cio invece contano i livelli di testosterone. E qui a Parigi sono finite nel mirino dei sospetti anche due calciatrici dello Zambia: entrambe lasciate fuori dalla Coppa d'Africa sempre per eccesso di ormoni maschili hanno segnato 5 gol in 56' nel match contro l'Australia. Una delle due è Barbra Banda, già in passato al centro di polemiche.
   

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