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Parigi: Imane Khelif vince ai punti, è medaglia: 'Combatto per la dignità di ogni donna'

La pugile algerina iperandrogina va in semifinale ed è almeno bronzo

Redazione Ansa

Al termine di tre riprese che si sono svolte regolarmente, nei quarti di finale del torneo di di boxe, categoria - 66 kg donne, la pugile algerina iperandrogina Imane Khelif - al centro delle polemiche per la sua partecipazione ai Giochi - ha vinto ai punti il match contro l'ungherese Anna Luca Hamori. Non essendo prevista nel programma olimpico la finale per il terzo e quarto posto, l'algerina è quindi sicura di vincere almeno il bronzo. A fine incontro, un saluto tra le due pugili, Nel primo turno, Khelif aveva vinto per il ritiro dopo pochi secondi dell'italiana Angela Carini.

 

Quando il rigido protocollo olimpico viene infranto dai giornalisti algerini che urlano di gioia e continuano a intonare il suo nome, Imane Khelif ha sulle spalle larghe la bandiera del suo Paese. E piange a dirotto. Le lacrime scorrono su un viso diventato ormai simbolo della discordia che parte dallo sport, passa per i diritti e finisce addirittura alla genetica ed alle sue interpretazioni. Oggi però per lei e per gli algerini non è il giorno della discordia, è il momento della festa: battendo l'ungherese Anna Luca Hamori in un match che è durato tre round e non 46 secondi, Imane Khelif ha dato al suo Paese la sicurezza della prima medaglia di questa Olimpiade. Nella bolgia dei corridoi che portano agli spogliatoi della North Paris Arena, si capisce poco, ma si vede chiaramente che oggi i pugni li ha presi anche lei. Glieli ha dati la sua avversaria, Anna Luca Hamori, che sfoggia un bel sorriso, anche se ha perso: "Sono orgogliosa di me stessa".

Lei e tutto il mondo sportivo ungherese qui a Parigi non hanno subito pressioni, almeno così dicono, e non hanno mai pensato di non salire sul ring. Di sicuro Anna Luca ha combattuto alla pari fino al terzo gong, l'ultimo della sua avventura ai Giochi olimpici 2024. Non come l'italiana Angela Carini che due giorni fa, dopo aver incassato un colpo che le "ha fatto malissimo", ha abbandonato. L'algerina e l'ungherese se le sono date di santa ragione, senza pensare alle polemiche, a tutti quelli che parlano con certezze assolute di questa vicenda: dalla gente nei bar alla politica di un'idea e di quella contraria, a J.K. Rowling, a Elon Musk. Per due volte si sono avvinghiate, stremate, sono cadute sul ring.

Poi si sono rialzate. Com'è che si dice? Non è forte chi non cade, ma è forte chi si rialza dopo essere caduto. Hanno ripreso a prendersi a pugni. E' la boxe, bellezza. Anche se la bellezza, in questo impianto vicino all'aeroporto Charle De Gaulle, ma, per meglio dire, in questo sport che da troppi anni è segnato da troppe polemiche, la bellezza sta quasi tutta in tribuna, con i tifosi algerini che fanno baccano anche durante gli incontri che non li riguardano e con quelli colombiani che piangono come bambini quando capiscono che la loro beniamina, Ingrit Lorena Valencia Victoria, è stata sconfitta e una medaglia non la vincerà. Sul ring quindi è solo Imane contro Anna Luca. Tre round, nove minuti, alla fine il verdetto. Unanime. L'arbitro ha alzato il braccio muscoloso dell'africana. Imane Khelif ha vinto ai punti il match dei quarti di finale della categoria -66 kg. Nella boxe olimpica non c'è finale per il terzo e quarto posto, si fa così per evitare di dare e prendere altri pugni: ciò vuol dire che di sicuro tornerà in patria (chissà che festa le faranno) con una medaglia, almeno di bronzo. La prima algerina a Parigi 2024, la diciottesima nella storia del suo Paese. In semifinale affronterà la thailandese Janjaem Suwannapheng. In zona mista il pianto a dirotto di Imane non accenna a finire. "È una questione di dignità e onore per ogni donna. Tutto il popolo arabo mi conosce da anni. Per anni ho fatto boxe nelle competizioni della federazione internazionale, loro sono stati ingiusti con me. Ma io ho Dio". E "Dio l'ha fatta donna", un giornalista algerino, in inglese, lo grida in faccia a un collega italiano in una zona mista dove il protocollo olimpico è andato a farsi benedire. E' la stampa, bellezza.

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