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Occhio infetto e maschera, Sotero pentathlon del coraggio

Alle Olimpiadi grazie ad una cura italiana per malattia 'orfana'

Redazione Ansa

Parte per Parigi Alice Sotero, 33 anni, l'atleta di Asti che gareggerà nel Pentathlon alle Olimpiadi, nonostante una grave infezione ad un occhio abbia messo a rischio la sua partecipazione. Una cura italiana, per la sua malattia orfana di terapie, le ha permesso di tenerla sotto controllo, recuperando parte delle vista e superando il grave dolore che l'aveva costretta a fermare gli allenamenti.

A metà giugno Alice sente un fastidio sempre più forte all'occhio sinistro che diventa rosso e poi dolorante, sempre di più, al punto da costringerla a letto quasi tutto il giorno con il ghiaccio sulla parte per tentare di anestetizzare quella sofferenza. Inizia il suo peregrinare nei centri oculistici.

All'inizio il tipo di infezione non viene identificata, si ipotizza sia Herpes. Alice non migliora finchè viene indirizzata al centro di Grossetto guidato dal professor Vincenzo Sarnicola che sospetta l'infezione da Acantamoeba. Vengono inviate per essere analizzate le lenti a contatto utilizzate dall'atleta alla professoressa Cusi dell'università di Siena che collabora col professor Sarnicola da anni per la diagnosi di laboratorio delle infezioni corneali. E finalmente arriva la diagnosi: cheratite da Acantamoeba.

Il contagio sarebbe avvenuto proprio con una lente a contatto sciacquata sotto il rubinetto e non con la soluzione sterile.

"Non sapevo che fosse pericoloso. Usavo le lenti la notte per correggere un difetto visivo ma non ero a conoscenza che quella manovra potesse essere un rischio", racconta. Nel frattempo i medici le avevano consigliato di sospendere gli allenamenti più pericolosi, come il nuoto, una delle 5 specialità per le quali sarà in gara a Parigi. Passano due settimane durante le quali "sono restata molto a letto". Ora Alice comincia a sperare di potercela fare a partecipare alle Olimpiadi che prepara da anni.

Comincia la corsa contro il tempo per iniziare una terapia mirata contro questo terribile parassita. L'infezione da Acantamoeba è ancora orfana di terapia ufficiale e in farmacia non ci sono i colliri che potrebbero funzionare. In Italia però è appena finita la sperimentazione di un nuovo collirio prodotto dall'azienda Sifi, la prima terapia specifica.
    Viene contattata l'azienda che subito si rende disponibile a fornire, per uso compassionevole il farmaco, non ancora in commercio. E ricomincia la speranza.
    L'8 agosto sarà la volta della scherma, il 10 è prevista la semifinale e se tutto andrà per il meglio l'11 agosto è calendarizzata la finale. "La terapia andrà avanti parecchio tempo. Ora vedo due decimi da quell'occhio e nella prova del tiro con la pistola userò l'altro occhio, quello destro, che per fortuna è quello che usavo anche prima", racconta all'ANSA.
    Nella foto del suo profilo c'è anche la sua piccola di appena due anni che nei giorni più difficili le è restata accanto mettendosi anche lei il ghiaccio sull'occhio, "come mamma". Ora sta meglio e in gara utilizzerà una mascherina di protezione molto stretta. Si tufferà in piscina. "Non ho idea di cosa avrei fatto nelle mie condizioni se fosse stato previsto un tuffo nella Senna. Ci avrei pensato..." (ANSA).
   

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