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Tamberi soccorre Barshim e va in finale: 'Azzero tutto'

"Il giorno più duro della mia vita, ma sabato un'altra storia'

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Redazione Ansa

Il volto scavato, la corsa per soccorrere l'amico e avversario Barshim, la camminata nervosa in pedana prima dei salti e quel 2.24 che basta a Gianmarco Tamberi per accedere alla finale olimpica nel salto in alto di Parigi, mettendosi alle spalle giorni difficili che lui stesso ha definito da "incubo".

La paura di non poter partecipare ai Giochi dopo tre anni passati a inseguirli è stata tanta. Prima una lesione miofasciale, poi il ricovero di qualche giorno fa per un calcolo renale e conseguente febbre, scomparsa solamente stamattina prima di saltare, hanno fatto tremare Gimbo. D'altronde non ha mai nascosto l'ossessione per quelle che, usando parole sue, saranno "al 99% le mie ultime Olimpiadi". 

 

E l'obiettivo dichiarato è confermarsi campione olimpico per due edizioni consecutive dei Giochi, come mai a nessun altro altista della storia è riuscito. Tre anni fa vinse a Tokyo in coabitazione con Barshim, sabato vorrà ripetersi, nonostante la sorte stia continuando a tirargli colpi bassi. Eppure Tamberi non ha mai smesso di crederci, nemmeno all'ultima diagnosi dopo il ricovero al pronto soccorso di Formia. "Sto bevendo tantissima acqua, prendo gli antinfiammatori, ma non gli antibiotici nonostante qualche dottore me li volesse prescrivere - ha raccontato Gimbo -. Disobbedisco, come quando avrebbero voluto trattenermi una notte in osservazione, ma ho firmato per uscire".

 

Insomma, nessuno può mettersi tra Gianmarco e la finale olimpica strappata stamattina al St. Denis rinunciando al primo salto a 2.15 e centrando l'obiettivo superando al primo tentativo le misure di 2.20 e 2.24. La successiva, 2.27, lo ha visto fallire tutti e tre i salti, ma tanto è bastato è per essere in finale e continuare a sognare. Ma di questa mattina, Tamberi salva solo la qualificazione. "Appena girerò l'angolo azzererò tutto, bisogna ripartire da quello che ero cinque giorni fa e cancellare gli ultimi - ha spiegato -. Oggi è stato un disastro, a parte la voglia di fare, non avevo nulla. La rincorsa era lenta e nelle gambe non aveva la forza per lo stacco, ma sabato avrò le energie giuste e sarà un'altra storia, spero di farvi impazzire come tre anni fa". Dunque altre 72 ore per provare a tornare quello di prima del ricovero nonostante il carico emotivo sia pesantissimo sulle sue palle.

 


 

Lo dimostrano le lacrime cadute in risposta a chi gli chiedeva dello stadio pieno che lo aspetterà sabato per la finale. "A Rio tanti amici presero il biglietto per venirmi a vedere ed erano in tribuna con me col gesso ha detto commosso -. A Tokyo non potevano venire per il covid e tre giorni fa il ricovero….ho vissuto un incubo, sembrava il destino, ma sabato ci saranno e io sarò in pedana". Qualificato, con la sua stessa misura, anche l'altro azzurro in gara, Stefano Sottile, così come l'altro campione olimpico di Tokyo, Mutaz Essa Barshim, nonostante il problema nel quale è incappato l'altista qatariota al primo tentativo a 2.27. Durante la rincorsa sente tirare il polpaccio sinistro e si accascia a terra, Gimbo aveva appena sbagliato il suo salto, ma si precipita per assicurarsi delle condizioni dell'amico. "E' stato un gesto istintivo - ha detto il portabandiera azzurro -. Ma sabato starà bene e mi darà del filo da torcere". Nessun calcolo, però, sulla misura necessaria per vincere. La gara di Gimbo sarà solo su stesso e sulle sfortune di un'ultima settimana che hanno fatto tremare l'Italia intera. Vicino avrà la moglie, gli amici e il suo team, tutti con l'obiettivo di spingerlo verso quel sogno che insegue dal Giappone.

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