Rubriche

Medaglie e delusioni, l'atletica azzurra oltre al caso Tamberi

N.1 Fidal Mei: 'Gimbo? Difficile gestire uno che ha vinto tutto'

Redazione Ansa

 "Come ha detto Massimo Stano, ci vuole un attimo per passare da cinque ori a cinque quarti posti". Il bilancio, dolceamaro, dell'atletica italiana di Parigi 2024, sta in questa battuta del presidente della Fidal Stefano Mei. Il quale ai suoi che hanno portato a casa da Parigi 1 argento e 2 bronzi (e 17 finalisti) dà comunque un 8 in pagella, al di là del caso Tamberi e dell'oro sparito dopo l'exploit di Tokyo, con ben cinque.

Analoga analisipositiva la fa il dt Antonio La Torre che definisce l'Italia "una potenza dell'atletica mondiale. Vi farei vedere i messaggi dei miei colleghi di Spagna e Germania, in cui mi scrivono che siamo d'ispirazione per loro".

Parole piene di ottimismo, giustificato perché, in uno sport diverso dagli altri perché davvero universale, con 210 paesi in gara a Parigi e 78 sul podio, l'atletica azzurra ha un futuro davanti a sé, pensando all'età dei vari Furlani ("trovatemi uno che a 19 ragiona e parla come lui", dice La Torre), Simonelli, Iapichino, Diaz ("è ancora giovane anche lui"), Battocletti "e tanti altri dietro di loro - precisano il dt e Mei in coro -, al punto che il futuro c'è da qui fino a Brisbane 2032".

 


 

Ma a Parigi c'è stato anche quello che La Torre ha definito un "Marcell Jacobs ritrovato" anche se non è salito sul podio, e c'è il rimpianto per "Leonardo (Fabbri ndr) che ha fatto un nullo a 22,80 - ricorda Mei - e poi ha cominciato a piovere".

  C'è perfino l'assoluzione per Filippo Tortu "perché si vince e si perde tutti insieme e poi in seno alla staffetta non c'era la capacità di assorbire altri cambiamenti", spiega La Torre.
    Inevitabilmente - e a modo suo un capitolo a parte - il discorso su Gianmarco Tamberi, campione sfortunato, e tormentato, di questa Olimpiade. La Torre lo definisce "un eroe omerico, il suo caso di ieri appartiene all'epica, è l'uomo che non vuole rinunciare al proprio sogno", mentre per Mei "è il più grande italiano, e il miglior professionista, che io abbia conosciuto: non finirà così". Ma l'intenzione di 'Gimbo' sarebbe di prendersi una pausa per capire cosa non è andato in questa Olimpiade per lui finita così male, e per questo fonte di un'acuta sofferenza. Cosa si sarebbe potuto fare e non è stato fatto? Perché Tamberi è dimagrito così tanto? Cosa è successo nelle prime ore di ieri, ed è vero che la Fidal all'inizio neppure sapeva? "Ma come fai a gestire uno che ha vinto tutto? Io penso che per Tamberi ci sia stata una congiunzione astrale avversa - dice Mei -. Non credevo alla fortuna e alla sfortuna, però Gimbo ha vissuto un incubo. Non so come abbia fatto ieri a gareggiare e saltare 2,22. E' facile giudicare scrivendo e stando seduti. Ma se una settimana prima della gara della vita ti viene una colica renale non te la puoi prendere con nessuno".
    E nel caso di ieri? Risponde La Torre: "quello che ha vissuto Tamberi avrebbe demolito chiunque. Posso dire che, fin da Formia, il settore medico della Fidal lo ha seguito passo dopo passo, lo abbiamo assecondato anche quando il suo sogno stava evaporando. E comunque - sottolinea - le scelte personali vanno rispettate, non si possono imporre trattamenti sanitari". Da questo, e altro, è nato un ultimo tango a Parigi molto amaro per Tamberi, che ora dovrà ritrovare se stesso e nuovi stimoli.

   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it