La pandemia sta facendo crollare le vendite al dettaglio che, al 31 dicembre, saranno crollate del 3,5% a livello globale per circa 500 miliardi di dollari in meno. Serrande abbassate, calo della domanda e nuovi costi per mantenere i negozi aperti stanno sgretolando il sistema classico di fare spese a favore dell’e-commerce e lasciando un vuoto desolante per le vie delle città.
In che modo i negozi saranno ibridi? Già operativi, anche in Italia, i primi progetti di negozi smart con i quali ci abitueremo a visitare le vie dello shopping senza muoverci da casa, evitando la merce che passa di mano in mano e gli assembramenti, ad esempio, avanti al banco delle verdure o del pane. La faccia negativa della medaglia sarà l'eliminazione dei commessi e i film di fantascienza ce lo mostrano già da molti anni. Ora il Covid ha accelerato i tempi ed i processi di ricerca. I negozi del futuro ci sono già, in via sperimentale o già collaudati in giro per il mondo da questo anno.
Lo shopping reinventato è il tema centrale del nuovo report di Euromonitor International che segnala come, a partire dai mercati come la Corea del Sud e la Cina, l'incremento dello shopping ‘ibrido’ fra negozio, i.a. ed e-commerce sia sorprendente con lo sviluppo di nuovi intermediari online, di marketplace, piattaforme di consegna e servizi di social media a corredo di questo modo di fare compere nuovo di zecca. Spiegano gli autori dell'indagine: “Il calo maggiore avviene per i rivenditori specializzati in abbigliamento e calzature, per i grandi magazzini di articoli per la casa e i specialisti dell'arredamento. Combinati, questi tre canali concluderanno il 2020 con un calo delle vendite di 543 miliardi di dollari. Al contrario, l'e-commerce e i rivenditori di generi alimentari più moderni hanno visto un aumento delle vendite stimolate dalle quarantene. L’e-commerce aumenterà di 443 miliardi di dollari nel 2020 mentre ipermercati, discount, supermercati e minimarket arriveranno di 111 miliardi”. Compriamo tutti, giovani e vecchi, online ma lo shopping virtuale ci infastidisce – evidenziano gli analisti Euromonitor, - E la mancanza del negozio è un elemento critico che spesso fa rinunciare all'atto finale, cioè l’acquisto. Il 46% dei consumatori connessi desidera provare prima di acquistare e l'esperienza in negozio è difficile da eliminare. Perciò, anche tra 10 anni, i punti vendita fisici continueranno a giocare un ruolo strategico anche se saranno ‘evoluti’ e rivoluzionati per i clienti sempre più internet-addicted e, pare, sempre più impazienti e non amanti del contatto fisico tra persone perché il Covid ha insegnato a stare alla larga dai propri simili. Compreremo, ad esempio, il pane dalla vetrina del fornaio: “Le vetrine diventeranno interattive e i consumatori potranno ordinare pane e dolci guardando da fuori la merce esposta. Gli ordini saranno impacchettati dal personale interno al negozio e pronti in appositi armadietti all'esterno del negozio, fronte strada. I clienti che lo desiderano potranno comunque entrare nel negozio tramite identificazione biometrica e farci un giro senza assembramenti" segnala Euromonitor prevedendo che gli acquisti saranno automatizzati entro il 2040 e che saremo assistiti anche da dispositivi indossabili, voci elettroniche e robot che ci guideranno gestendo anche le consegne.
Gli esempi di shopping futuristico non mancano. La catena belga di generi alimentari Colruyt ha installato alle casse telecamere dotate di intelligenza artificiale che, insieme a bilance montate alle casse, sono in grado di differenziare 120 tipi di frutta e verdura per la pesatura esatta, riconoscendo anche se il sacchetto è portato da casa oppure no e, se personale, scorporare il costo. Lo scopo del sistema è di rendere il pagamento più veloce, senza passaggi intermedi da parte del cliente o del personale, infine ridurre i rifiuti di imballaggio. Ad Oslo intanto lo scorso anno ha aperto Extra, un piccolo supermercato che è visitabile anche negli orari di chiusura: i clienti possono entrarvi anche di notte attraverso una App di identificazione, vagare per l'intero negozio e pagare in automatico ai chioschi elettronici installati all'interno con il qr da smartphone. Ad Hong Kong la catena As Watson, che già aveva inaugurato dipartimenti di frutta e verdura automatizzati, ha aperto recentemente un concept store "Play Glam". Il negozio si rivolge agli amanti della bellezza ai quali offre un analizzatore elettronico della pelle nella zona del trucco che individua ben 12 tipi e problemi cutanei comuni. Dotato di intelligenza artificiale il robot sforna consigli personalizzati e raccomandazioni sull'uso dei prodotti beauty. I clienti possono anche monitorare l'andamento dei trattamenti o testarli facendo da sè perchè non ci sono commessi nè beauty consultant in carne ed ossa. Al Samsung digital playground di Londra si può girovagare per la sala conferenze, provare le classi di yoga o la sala concerti. Qui non si compra nulla, si prova tutto ciò che si desidera, interagendo con il marchio divertendosi. Anche il gigante della bellezza Amore pacific ha aperto l'Amore Seongsu a Seul, in Corea del Sud, alla fine del 2019. Scaffali con oltre 2.300 prodotti di bellezza di 30 marchi diversi da spalmare e spruzzare. Il centro offre anche altri servizi, tra cui corsi di trucco e di creazione di profumi.
E l’Italia? Alle casse e ai carrelli automatici che prevengono il passaggio della merce di mano in mano e che sono già in uso da qualche anno nella grande distribuzione - da Coop a Ikea - si aggiungono nuove iniziative per favorire lo shopping ‘smart’ nei negozi limitando spostamenti e contatti fisici. L'evoluzione delle semplici App con la merce dei singoli negozi (già operative in Italia da tempo) si aggiungono ora le ‘vetrine digitali’ (digital signage) che, oltre a mostrare prodotti in vendita, si animano attraverso immagini, video, offerte, contenuti social, cataloghi, giochi e sondaggi. Se OVS offre lo shopping anche su whatsapp in videochiamata (e consegna a domicilio), la catena Unieuro ha lanciato “aTUperTU” per prenotare, tramite sito e app, un appuntamento dedicato in negozio con un addetto per una consulenza personalizzata, mentre “filaVIA” consente di prenotare il primo orario di ingresso disponibile attraverso sito, app o direttamente davanti al punto vendita tramite scansione di un QR code. Già operativi per diversi negozi e ristoranti della penisola i sistemi ‘click&collect’ (prenota con lo smartphone e ritira) per ridurre il tempo di permanenza. Attiva da mesi negli store Moschino di Roma e Milano la sperimentazione di Video Streaming Smartglass: i venditori, in collegamento con i clienti, indossano occhiali 3D mostrando i prodotti presenti in negozio. Anche il brand Piquadro ha introdotto i ‘Google glass’ creando, con la startup Bandyer, la possibilità ai clienti di avere una relazione interattiva con il personale di vendita. Si può visionare l’allestimento degli showroom e dei negozi con tour virtuali e focalizzarsi sulle caratteristiche e sui dettagli dei singoli prodotti con la possibilità di fare foto e comprare online (con consegna a domicilio) o in negozio su appuntamento. Lo shopping con la realtà aumentata è operativo anche con le principali griffe come Natuzzi, Prada, Gucci, Ferragamo, Elena Mirò. Originale e già operativo il progetto del Consorzio ‘Faenza C’entro’ che ha digitalizzato i negozi e le botteghe artigiane delle vie del centro di Faenza, consentendo così ai cittadini di poterli visitare a distanza attraverso lo smartphone o indossando gli occhiali per la realtà aumentata. E’ in pratica il primo centro commerciale diffuso e interattivo della regione (www.faenzacentro.it). Lo shopping virtuale permette di guardare le vetrine ed entrare nei negozi visitando la merce sugli scaffali e confrontare le offerte, oppure scegliere il tavolo del ristorante in cui desidera mangiare restando comodamente a casa, si legge in una nota recente del consorzio. Lo shopping è cambiato.