Piemonte

Tav:'i No Tav non ci fermano', imprenditore rassicurò cosca

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 2 LUG - I No Tav potevano rallentare l'inizio dei lavori per la ferrovia Torino-Lione ma entro poco tempo "le cose si sarebbero risolte". Più o meno con queste parole l'imprenditore novarese Giovanni Toro, uno dei venti arrestati dai carabinieri del Ros e dalla Dda di Torino nell'operazione di ieri, rassicurò, il 24 ottobre 2011, un emissario della 'ndrina di San Mauro Marchesato, la banda di 'ndranghetisti che cercava di infiltrarsi nella catena dei subappalti della grande opera.
    Il dettaglio è contenuto nelle mille pagine dell'ordinanza del gip Elisabetta Chinaglia. Toro, all'epoca, aveva già trovato contatti utili per lavorare in Valle di Susa: l'imprenditore Ferdinando Lazzaro (ora indagato a piede libero per smaltimento illecito di rifiuti), impegnato proprio nel cantiere del Tav a Chiomonte, e, in base a quanto è emerso, un altissimo dirigente della società Cogefa, al quale forniva cocaina in cambio di favori. Scrive il giudice che almeno dal maggio del 2011 - prima ancora che venisse sgomberato il maxi presidio No Tav a Chiomonte - la 'ndrangheta manifestò la volontà di partecipare all'operazione: Giovanni Toro diventò, secondo le indagini, il referente locale dei crotonesi, gruppo di cui Mario Audia (arrestato) era il "collettore degli interessi" nel Torinese attraverso l'intermediazione di Gregorio Sisca (anche lui arrestato). Il 29 dicembre 2011 si tenne poi una riunione in Calabria, fra i boss locali e gli emissari piemontesi, in cui si sarebbe parlato anche di Alta velocità: si dovevano "predisporre società e mezzi in vista dell'avvio dei lavori di scavo del tunnel Tav".  (ANSA).
   

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