(ANSA) - TORINO, 18 SET - Il furto di due bottiglie di liquori in un supermercato di Torino, sventato grazie anche all'intervento di un nigeriano, diventa un caso che fa discutere la comunità giudiziaria. Il giudice non ha avuto dubbi sulla colpevolezza dell'imputato (un torinese) ma ha sollevato una questione di legittimità, invitando la Corte Costituzionale a cancellare il passaggio del codice penale che prevede che la cosiddetta "rapina impropria": è una disposizione "rozza" perché non permette di valutare il fatto nelle sue sfaccettature, e inoltre prevede una pena (quattro anni più multa) "sproporzionata".
Il 24 aprile 2019 un torinese prese le due bottiglie dagli scaffali del supermercato, ignorò le proteste della cassiera e uscì. Il nigeriano, che stazionava all'ingresso, lo affrontò ma fu spintonato. Quindi accorsero i vigilantes. Il torinese fu arrestato dalla polizia e imputato di "rapina impropria". Secondo il giudice si dovrebbe procedere per altri reati.
Il problema è sorto quando il giudice ha dovuto pronunciare la sentenza. Nel caso del supermercato torinese, "quattro anni di reclusione per la sottrazione di due bottiglie di liquore seguite da qualche strattone non può essere considerata una risposta sanzionatoria proporzionata". Ma non solo. Il codice penale equipara la "rapina impropria" alla "rapina" vera e propria, e questo, secondo Gallo, non è giusto: si tratta di due comportamenti gravi ma diversi. L'autore di una rapina ricorre "deliberatamente" alla violenza o alla minaccia per impossessarsi di una cosa e non può essere equiparato a chi commette un furto e solo in un momento successivo tira "qualche strattone". Se lo fa "immediatamente" è considerato "rapinatore", se lo fa dopo qualche tempo no. Nell'ordinanza il giudice suggerisce una soluzione per aggirare l'ostacolo: si possono applicare tanti altri articoli del codice (il furto aggravato, la resistenza a pubblico ufficiale, la violenza privata) e una serie di norme che, oltre a garantire condanne adeguate, permettono di "ragguagliare la sanzione alla gravità del fatto in tutte le sue sfaccettature".(ANSA).