(ANSA) - ROMA, 21 NOV - A 91 anni, se sei Eastwood, ti può
capitare anche questo: essere celebrato come se non ci fossi più
da colleghi, attori e registi, che ti raccontano con rispettoso
amore e valutano anche la tua eredità . CLINT EASTWOOD - A
CINEMATIC LEGACY è appunto una docuserie in nove puntate - in
anteprima al Torino Film Festival che ha in cartellone anche il
suo ultimo film CRY MACHO - la quale racconta puntualmente la
sua carriera, dai western alle storie d'amore, fino ai thriller
polizieschi pieni di polvere da sparo.
Tante le persone a parlare, da Martin Scorsese a Steven
Spielberg, da Mel Gibson a Gene Hackman a Maryl Streep e
ovviamente tante parole su di lui. Tra queste riecheggiano
spesso quelle su Sergio Leone e gli "spaghetti western" che in
realtà lo lanciarono anche sul mercato americano con la
'trilogia del Dollaro' in cui l'attore era semplicemente 'l'uomo
senza nome'.
"Sergio Leone non parlava inglese e io non parlavo italiano
quando ci siamo conosciuti - dice Eastwood- . Quindi ce la siamo
cavata con il linguaggio dei gesti dove lui, essendo italiano,
se la cavava molto meglio di me".
E ancora il regista nel docu-film: "Cosa ho preso da lui? Era
bravissimo nei paesaggi, sapeva come esaltarli, ma soprattutto
era estremamente audace, coraggioso, non ha mai avuto paura di
provare qualcosa di nuovo, di mai fatto al cinema. Mi ha
influenzato come regista in tante cose e sicuramente per il suo
sguardo e la sua ironia. Con lui è stata comunque una grande
avventura".
Tra i suoi registi di riferimento poi Don Siegel (L'Uomo dalla
Cravatta Di Cuoio) :"Don - dice - è stato sicuramente quello che
ha avuto la più grande influenza su di me. Don era capace di
fare un sacco di film, ma non di rimediare un budget decente.
Nonostante questo riusciva a fare cose molto belle". (ANSA).
Clint Eastwood, con Sergio Leone parlavamo a segni
A festival Torino docuserie, 'A Cinematic Legacy' e 'Cry Macho'