Niente sconti per i tre minorenni processati a Torino per il caso di Mauro Glorioso, lo studente gravemente ferito dal lancio di una bici elettrica ai Murazzi del Po di Torino nel gennaio dell'anno scorso: la Corte di Appello ha confermato le condanne pronunciate in primo grado, che restano quindi ferme a 9 anni e 6 mesi, nove anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi di reclusione.
La sentenza viene accolta con soddisfazione dal procuratore generale, Carlo Maria Pellicano, che in aula ha sostenuto la pubblica accusa e che nel lasciare Palazzo di Giustizia ribadisce che "i fatti sono di una gravità tale che si commentano da soli". Di tenore opposto è la presa di posizione di uno dei difensori, l'avvocato Michele Ianniello, che parla di "pene ingiuste e spropositate". Ieri, sempre a Torino, all'imputato maggiorenne erano stati inflitti dieci anni e otto mesi. Con la concessione delle attenuanti generiche che oggi, invece, sono state negate a due dei tre imputati. Una differenza di trattamento che un altro degli avvocati difensori, Domenico Peila, si spinge a definire "schizofrenica", invitando a "non dimenticare che il mio assistito è un sedicenne".
La sera del 21 gennaio 2023 Mauro Glorioso, studente universitario di origine palermitana, fu colpito da una pesante bici elettrica lasciata cadere dall'alto della balaustra dei Murazzi del Po mentre aspettava tranquillamente di entrare in una discoteca. Non perse la vita ma riportò lesioni terribili.
Il gesto, privo di movente e di giustificazioni, era stato compiuto da una banda di ragazzini e ragazzine di età compresa fra i 15 e il 18 anni. Furono rintracciati dai carabinieri e arrestati l'8 febbraio.
Ancora oggi il papà di Mauro, Giuseppe Glorioso, torna a ribadire che da loro non sono mai arrivate delle vere scuse ma, al massimo, delle parole di circostanza senza un vero significato. "Quando si chiede scusa - afferma - ci deve essere il pentimento. E il pentimento si accompagna alla consapevolezza della gravità del reato commesso. Io tutto questo non l'ho visto. Ho visto soltanto delle strategie difensive".
Glorioso osserva che dopo il ferimento del figlio alcuni componenti della gang "hanno continuato a delinquere" e che anche in carcere non hanno cessato le intemperanze. Adolescenti cresciuti in periferia; c'è chi ha parenti ben conosciuti dalle forze dell'ordine, e chi, nonostante la giovane età, si è già trovato faccia a faccia con la giustizia. Per ora restano detenuti nelle carceri minorili di Bologna, Pontremoli e Torino.
I loro avvocati si stanno battendo per ottenere soluzioni alternative, come i domiciliari, o per l'accesso alla giustizia riparativa. La Corte di Appello deciderà nei prossimi giorni.
"Una pena - ragiona l'avvocato Ianniello - deve avere anche una funzione rieducativa, tanto più quando riguarda un minorenne. Purtroppo in questa sentenza non vediamo niente del genere. Proseguiremo la battaglia in Cassazione". Glorioso non nasconde il suo scetticismo. "Uno dei ragazzi - fa presente - stava trascorrendo un periodo di messa alla prova nell'ambito di un procedimento giudiziario quando ha commesso il fatto. Se soluzioni come questa non possono scongiurare quanto è successo a mio figlio, allora, onestamente, non posso essere d'accordo.
Almeno fino a quando non c'è un pentimento vero. E se si parla di pena, quella che stiamo scontando noi è un ergastolo. Ma faremo di tutto perché Mauro possa riconquistarsi una vita".
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