(ANSA) - VERBANIA, 25 APR - Si sono svolti oggi alla Casa
della Resistenza di Verbania i primi test del dna, tramite
tampone salivare, ai presunti familiari di alcuni dei 33
partigiani fucilati dai nazifascisti nel giugno del 1944 a
Verbania, Baveno e Pogallo, nel Verbano-Cusio-Ossola. Gli esami
rientrano nel progetto 'Diritto al nome, diritto alla memoria',
promosso dalla Casa della Resistenza di Verbania e dal Labanof,
Laboratorio di antropologia e odontologia forense
dell'Università di Milano, che ambisce a dare un nome a 33
partigiani, finora ignoti, fatti prigionieri durante il
rastrellamento in Val Grande.
Nei mesi scorsi, grazie a un lavoro di ricerca storica da
parte della Casa della Resistenza cominciato dall'analisi degli
elenchi dei dispersi stilati dalle formazioni partigiane alla
fine della guerra, si è giunti a contattare alcune persone
ritenute possibili famigliari dei partigiani caduti.
Contemporaneamente il Labanof, diretto da Cristina Cattaneo, ha
eseguito indagini radiologiche, antropologiche, odontologiche e
chimiche sui 33 cadaveri. L'esame del dna, a cui finora si sono
sottoposti i presunti familiari di due partigiani, è la prova
definitiva con cui giungere all'identificazione. (ANSA).
Verbania, esame dna per dare un nome a 33 partigiani ignoti
Progetto di Casa della Resistenza e Labanof di Milano