Piemonte

Vescovo di Torino, non si chiudano fabbriche per logica profitto

'Si inseguono valori in borsa e premi per top manager'

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 29 APR - "Se la scelta di abbandonare il nostro territorio può essere compresa quando è necessaria per la sopravvivenza dell'azienda, non mi pare possa essere accettabile quando risponde alla logica di moltiplicare in modo esasperato i profitti: credo che esistano limiti all'accumulo della ricchezza, oltre i quali non è legittimo sacrificare la vita delle persone". Lo afferma monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, nel messaggio inviato per la Festa del Lavoro e la Festa di San Giuseppe Lavoratore. Al centro una riflessione sul "difficile mestiere degli imprenditori" nel mercato globale e il problema delle fabbriche che chiudono nell'area torinese.
    "Ciò che non dovrebbe mai accadere, agli operai e agli impiegati - scrive l'arcivescovo - è perdere il lavoro in aziende che godono di buona salute e stanno producendo ricchezza e profitto, eppure non si accontentano: queste aziende, spinte sovente da logiche esasperate di ricerca di sempre maggiori guadagni, tagliano i posti di lavoro o li trasferiscono altrove.
    È questa, tristemente, una dinamica presente nel mercato internazionale, a volte guidata dalle valorizzazioni dei titoli in borsa e talvolta anche dalla ricerca di premialità per i top manager, che spesso porta anche aziende sane, con buoni profitti, a chiudere fabbriche". (ANSA).
   

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