Le bandiere della Palestina e la protesta pro-Gaza sulla soglia del Lingotto, dentro le sale il valore della letteratura come strumento di speranza per il futuro anche in momenti drammatici come la guerra. La questione israelo-palestinese arriva al Salone del Libro nella giornata che vede tra gli ospiti Zerocalcare e Eshkol Nevo.
Lo scrittore ricorda il suo ritorno in Israele dopo il 7 ottobre. "Quel giorno ero a Torino - racconta - e quando sono rientrato nel mio paese ho trovato non solo persone fisicamente ferite, ma tutti i miei amici, i miei studenti, le persone intorno a me erano traumatizzate. E mi sono chiesto cosa potessi fare, quale fosse il mio ruolo e ho deciso di dire sì a ogni richiesta che ricevevo". Nevo ha quindi continuato a fare quello che fa sempre, raccontare storie e insegnare ad altri a farlo, come a un gruppo di donne rimaste sole dopo l'attacco del 7 ottobre, che gli avevano chiesto di organizzare un laboratorio di scrittura. "Ho detto si - spiega - e ho visto come la scrittura può essere salvezza ed è quello che ho continuato a fare in questi mesi". Mesi in cui anche la percezione nei confronti del suo ultimo lavoro, la raccolta di racconti Legàmi, è cambiata. "È affascinante - riflette - vedere che le persone prima del 7 ottobre descrivevano il libro in un certo modo, dopo in modo diverso, dicendomi che mentre lo leggevano avevano sentito come se qualcuno li stesse abbracciando, dando una carezza. Le persone trovano nei libri quello che gli serve, questa è la magia della letteratura".
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