Piemonte

Intelligenza artificiale, italiani divisi su rischi e benefici

Indagine Ipsos presentata al Festival dell'Economia di Torino

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 31 MAG - Gli italiani sono divisi sull'intelligenza artificiale: solo 3 punti percentuali separano coloro che ritengono che comporterà più rischi che benefici (45%) e chi, al contrario, pensa che l'apporto positivo di questa innovazione tecnologica sarà maggiore rispetto ai possibili rischi (42%). Lo dice l'indagine demoscopica realizzata da Ipsos su un campione rappresentativo della popolazione italiana e presentata da Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli al Festival Internazionale dell'Economia di Torino diretto da Tito Boeri.
    Il livello di fiducia nell'intelligenza artificiale è generalmente molto alto, specie tra i più giovani - ben il 47% degli intervistati appartenenti alla GenZ esprime molta fiducia - ma gli italiani ritengono le decisioni prese dall'uomo più sicure. Preferiscono nettamente l'uomo, ad esempio, quando si tratta di guidare un autoveicolo o un aeroplano, svolgere un'operazione chirurgica, prendere decisioni in azienda o in politica. Mentre sembrano fidarsi maggiormente dell'Ia quando si tratta di operazioni meno rischiose, come individuare il prodotto più economico o il percorso migliore per raggiungere una destinazione Sebbene i dichiaratamente ostili alle nuove tecnologie e alla loro diffusione siano una netta minoranza - appena l'1% degli intervistati dice di "odiare" la tecnologia e il 7% di "non amarla" - gli italiani si mostrano diffidenti su alcune dimensioni dell'innovazione tecnologica. Quando si tratta, ad esempio, dell'accesso all'informazione, la fiducia espressa per i mezzi di informazione più tradizionali è maggiore di molto rispetto alle nuove fonti di informazione digitali, in particolare i social network. Se più dell'80% degli italiani ritiene affidabili libri, saggi e manuali e più del 70% le notizie alla radio e quelle offerte dai programmi televisivi di approfondimento, la percentuale scende a poco più del 40% nel caso dei social network.
    Se gran parte dell'opinione pubblica considera la riservatezza e la protezione dei dati personali un diritto fondamentale irrinunciabile (37%), esiste un segmento rilevante della popolazione disposto a rinunciare a parte della propria privacy (44%) in cambio di benefici in termini di maggiore sicurezza o altri vantaggi. Le generazioni più giovani sono più disposte al compromesso in questo senso. (ANSA).
   

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