(ANSA) - CUNEO, 03 NOV - In vista del primo anniversario
della morte di Klaudio Myrtaj, il 34enne ucciso da un proiettile
a Vernante (Cuneo), la compagna della vittima torna a chiedere
verità sulla fine dell'uomo.
Albanese di Valona, in Italia da un paio d'anni dopo un
periodo in Spagna, Myrtaj lavorava per l'azienda edile di un
cugino a Caraglio, nei pressi di Cuneo.
Qui fu rinvenuto agonizzante nel pomeriggio di sabato 4 novembre
2023, colpito da un proiettile alla testa. Sarebbe morto poche
ore dopo in ospedale a Cuneo.
Omicidio, suicidio o un tragico incidente: nessuna pista è
esclusa dagli inquirenti, ma le perizie che dovrebbero far luce
sull'accaduto tardano ad arrivare. Quella affidata ai Ris di
Parma dalla Procura è stata revocata e poi assegnata ad altri
esperti balistici, proprio a causa dei ritardi. "Le persone che
lo hanno pianto e che continuano a piangerlo continuano ad
essere, a tutt'oggi e ad un anno dal delitto, in attesa che sia
fatta giustizia" dice l'avvocato Alessandro Parola, legale della
fidanzata della vittima.
Il legale si concentra in particolare sul ritrovamento
dell'arma, una calibro 22 con silenziatore artigianale: "Non
rinvenuta dagli inquirenti nell'immediatezza del fatto e perciò
evidentemente inserita da mano ignota in un momento successivo
alla commissione del crimine", spiega Parola. È questo il punto
più oscuro della vicenda: "Ricordiamo oggi la memoria di
Klaudio. Nella speranza che presto la sua morte possa avere,
oltre al ricordo, anche il conforto della giustizia". (ANSA).
Ucciso da un'arma in falegnameria, il caso resta un mistero
Un anno fa la morte di Klaudio Myrtaj a Vernante, nel Cuneese