(ANSA) - TORINO, 08 GEN - "Disturbo post traumatico da
stress". E' stata la nevrosi che un tempo era associata ai
reduci di guerra a colpire una 27enne presunta vittima di
stalking da parte dell'ex compagno.
"La signora - ha raccontato in aula la psicologa, intervenuta
nella veste di testimone e di consulente tecnico - mi ha chiesto
il primo consulto il 3 ottobre dicendo 'voglio sistemare la mia
vita'. Aveva così tanto da raccontare che durante le sedute
iniziali faticavo a tenere insieme tutto". Il "disturbo post
traumatico da stress con ansia generalizzata", la tachicardia,
le paure, secondo la specialista è stato "attivato" dal
precedente rapporto con l'uomo.
La 27enne, costituita parte civile con l'avvocato Silvia
Lorenzino, oggi ha rievocato la catena di "atti persecutori" che
sarebbero stati portati avanti dal suo ex fra il 2023 e la fine
di maggio del 2024, a distanza di parecchio tempo dalla fine
della relazione. Si è parlato di telefonate notturne, messaggi
minacciosi, insulti, aggressioni ad amici e parenti. L'uomo
sarebbe anche riuscito a monitorare i suoi spostamenti.
L'imputato, difeso dall'avvocato Alessandro Paolini, si è
fatto interrogare e ha negato ogni cosa. "Il nostro - ha detto -
fu un rapporto con andamento altalenante. Ma io non ho mai fatto
quelle cose. Si tratta di invenzioni o di esagerazioni. Quello
che capitava era che fossi in apprensione per nostro figlio
(oggi di 4 anni - ndr) anche perché il nuovo compagno della
donna è un tipo che prende cocaina: per esempio non volevo che
andasse in macchina con lui, visto che mettersi al volante sotto
l'effetto della droga è pericoloso". (ANSA).
Processo per stalking, disturbo post traumatico per la vittima
Il caso in aula a Torino