Crescere è un atto silenzioso, a volte persino invisibile. Si insinua nei momenti in cui crediamo di restare fermi, nei giorni che sembrano identici, ma che, passo dopo passo, ci allontanano da chi eravamo.
"Luca è minoranza", l’opera autobiografica di Luca Sghembri per il Gruppo Albatros il Filo, è intima e senza filtri. È una dichiarazione d’identità, ma non solo: sa essere anche una sfida ai confini che la società tende a tracciare, definendo chi appartiene e chi, invece, rimane ai margini. Luca è un protagonista che parla di sé, ma riesce a toccare la nostra sensibilità collettiva: le sue esperienze, narrate con un tocco delicato e riflessivo, ci conducono in una dimensione dove il personale si intreccia al sociale.
La narrazione di Sghembri è una retrospettiva sui confini della propria identità, a partire da un'infanzia segnata da una solitudine quasi palpabile. I primi anni della sua vita sono scanditi da un isolamento che, se da un lato lo priva di connessioni significative, dall’altro diventa il terreno fertile per una precoce introspezione. I libri e la musica diventano i suoi compagni silenziosi, varchi verso una dimensione in cui può immaginare un’esistenza diversa. È l’adolescenza il punto di rottura e ricostruzione. In questa fase Luca comincia a confrontarsi con la propria sessualità, un percorso che lo porta a misurarsi non solo con il giudizio degli altri, ma anche con il peso di una fede religiosa che aveva plasmato i suoi primi anni. Qui comincia a instillarsi in lui il dubbio: la religione, inizialmente percepita come una gabbia, si trasforma in uno specchio in cui Luca inizia a distinguere la propria verità dalle imposizioni esterne.
Attraverso le amicizie e le relazioni amorose, Luca costruisce tassello dopo tassello una consapevolezza nuova. Nessuno degli amori vissuti – a volte intensi, a volte fugaci – rimane circoscritto o leggero, ma ciascuno di essi è una tappa che lascia un segno profondo nel suo modo di percepire sé stesso e gli altri. Anche nelle delusioni, Luca scopre una forza che lo spinge a cercare, ancora e ancora, quel senso di appartenenza che sembra sempre sfuggirgli.
Essere minoranza, per Luca, è la condizione esistenziale che permea ogni ambito della sua vita. Si tratta di una distanza emotiva, culturale e sociale che, per quanto dolorosa, diventa spazio di riflessione: essere minoranza significa, per Luca, significa guardare il mondo da un'altra prospettiva, in cui la marginalità non è un limite, ma un punto di osservazione privilegiato, da cui osservare la realtà senza filtri e condizionamenti. L’assenza di un senso di appartenenza accompagna il protagonista tra le mura domestiche e nelle aule scolastiche. Gli episodi di bullismo e l’incapacità di relazionarsi profondamente con i compagni di classe rafforzano la sua consapevolezza di essere diverso. Eppure, è proprio questa diversità che lo conduce a una riflessione profonda su chi sia e cosa voglia diventare. L’identità di Luca non si sviluppa in contrapposizione al mondo che lo circonda, ma come un atto di resistenza silenziosa: accettare la propria unicità, pur sapendo che ciò può costringerlo ai margini. La solitudine diventa così una condizione fertile per scoprirsi, conoscersi. In una società che spesso cerca di omologare, Luca si interroga su cosa significhi essere davvero sé stessi. È con la crescita che la condizione di minoranza si evolve, acquisisce una nuova forma. La presa di consapevolezza del proprio orientamento sessuale accentua il senso di alterità rispetto alla società che lo circonda, amplificando, a volte, la distanza che li separa. Qui il tema diventa più complesso: se da una parte si tratta di definire la propria identità personale, dall’altra parliamo di una lotta più ampia, i cui nemici principali sono gli stereotipi e i pregiudizi.
Gli amori di Luca costituiscono una parte essenziale del suo percorso di crescita: i suoi primi amori nascono spesso in modo casuale, incontri che oscillano tra l’effimero e il potenzialmente duraturo. In questi primi passi verso l’intimità, Luca sperimenta una miscela di aspettative e timori, dove il bisogno di avvicinarsi all’altro si accompagna alla paura di essere rifiutato o non compreso. Ciascuna di queste esperienze, anche quelle più fugaci, lascia un’impronta, contribuendo a definire il modo in cui Luca vive il rapporto con l’altro e, soprattutto, con sé stesso. L’incontro con Giuseppe segna una svolta per Luca, che vede in questo legame una promessa di stabilità e appartenenza. Quando la relazione prende una svolta inaspettata, Giuseppe diventa per Luca il simbolo di una lezione appresa: amare significa accettare le imperfezioni, proprie e altrui, come parte di un percorso di crescita.
Il libro non è organizzato secondo una linearità rigida, quanto piuttosto un flusso di memorie che si intrecciano. Man mano che Luca cresce, anche il ritmo del libro si trasforma, gli episodi dell’adolescenza assumono una tonalità più vivace, quasi febbrile, come a riflettere la turbolenza di quel periodo della vita. È in questi capitoli che la frammentazione narrativa si fa più intensa e trasmette il caos interiore di un’identità in formazione. Tra le pagine, ritroviamo amicizie e prime esperienze amorose, raccontate con una sincerità disarmante. Ogni incontro, ogni gesto, ogni parola scambiata diventa significativo, e contribuisce a modellare il Luca adulto, senza mai cristallizzarlo in una figura definita.
La narrazione di Sghembri spinge il lettore a sospendere il giudizio ed evitare le semplificazioni. Luca sceglie di accogliere, trasformare la sua singolarità per renderla uno spazio fertile di introspezione. È un percorso fatto di passi incerti, di cadute, di ripartenze, ma mai di rinunce. Crescere, per Luca, non è un cammino lineare, bensì un atto continuo di ricostruzione.
Le relazioni che intreccia nel corso della sua vita – amori, amicizie, incontri fugaci – sono altrettante tappe di un viaggio complesso e mai definitivo. Ciascuna di queste esperienze lascia un segno, una lezione, una traccia che arricchisce la narrazione senza mai cercare di definire Luca in maniera univoca. È questa fluidità, questa capacità di abbracciare il cambiamento, che rende la storia di “Luca è Minoranza” così profondamente umana.
Essere minoranza, nel libro, non è solo una questione di numeri o di appartenenza a un gruppo specifico. È una condizione esistenziale che ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, a trovare nel margine uno spazio di libertà e riflessione. La vita di Luca diventa così un manifesto per tutti coloro che vivono ai confini, per ricordarci che, a volte, è proprio lì che si trovano le storie più autentiche. In fondo, dopotutto, non siamo mai veramente soli finché possiamo abitare la nostra unicità.