Cultura

“Ibridantidi”, un romanzo fantascientifico tra natura, scienza e identità frammentate

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Viviamo in un’epoca in cui i confini tradizionali sono sempre più labili, tra culture, identità e persino tra umano e artificiale. In questo contesto, possiamo parlare di una vera e propria “ibridazione”: una tematica che tocca profondamente le dinamiche del nostro tempo, dove il progresso scientifico sfida limiti prima considerati invalicabili e mette in discussione ciò che definiamo come naturale o umano. L’ibrido, così, rappresenta la tensione tra il desiderio di appartenere a qualcosa e al tempo stesso la consapevolezza della propria unicità. Andrea Trucco, con il romanzo “Ibridantidi” (Gruppo Albatros il Filo) affronta il tema in chiave narrativa e potremmo dire anche filosofica: il suo universo narrativo si nutre di influenze letterarie classiche e contemporanee,  in una forma spiccatamente originale che strizza l’occhio ai temi più cari della contemporaneità. 
La trama si apre con una scena fortemente simbolica: il ritrovamento di Francesco, un neonato abbandonato nei pressi di un santuario. La scena assume un tono mistico quando la suora che per prima si imbatte in lui scorge una figura alata proprio sopra il campanile del santuario. Cresciuto in un contesto che lo percepisce come normale, Francesco è consapevole di non somigliare del tutto ai suoi coetanei, pur non comprendendo esattamente il perché. Presto, però, sarà costretto a confrontarsi con la scoperta della sua vera natura: è un ibridantide. La sua evoluzione segue un percorso in tre fasi: scoperta, rifiuto e accettazione. La scoperta è uno shock che lo isola e lo spinge a mettere in discussione tutto ciò che pensava di sapere su di sé e sul mondo. Il rifiuto rappresenta il momento di maggiore conflitto interno, in cui Francesco lotta per preservare un senso di normalità ormai irraggiungibile. Ma la vera svolta avviene quando sceglie di accogliere la propria natura, che presto diventerà la sua vera forza per affrontare le sfide che lo attendono. Francesco è un protagonista profondamente umano: vulnerabile, insicuro, spesso sopraffatto dagli eventi, ma capace di trovare una forza interiore che lo rende un eroe atipico e credibile.
Al fianco di Francesco troviamo Chiara, la sorella adottiva, ma anche la guida morale che aiuta il protagonista a navigare tra le sue paure e incertezze. In contrapposizione, la relazione tra Francesco e Clitennestra, la zia scienziata, riflette ciò che lui potrebbe diventare se cedesse alla tentazione di usare il proprio potere senza tenere conto delle conseguenze. Se sul piano della trama il loro è l’intramontabile scontro tra il bene e il male, sul piano etico si traduce in un dialogo sulla responsabilità e sulle implicazioni etiche del progresso scientifico. L’ibridazione, dopotutto, non è soltanto una condizione biologica, ma una metafora che attraversa tutto il romanzo. Francesco è il simbolo di un’identità che sfugge alle categorizzazioni, ma anche la necessità di comprendere e riconoscere i limiti della natura, il bisogno di mantenere un equilibrio. L’ibridazione, allo stesso tempo, è una possibilità: l’integrazione tra opposti, infatti, può generare qualcosa di nuovo e positivo, a patto che sia guidata dalla consapevolezza e dalla responsabilità. La grande domanda che emerge dal romanzo di Trucco è: fino a che punto possiamo spingerci nella trasformazione della vita?
Se da un lato gli “ibridantidi” rappresentano il pericolo di superare i confini della natura, dall’altro offrono un’opportunità di evoluzione, un modo per ripensare il concetto stesso di identità. Uno degli aspetti più interessanti del tema è infatti la sua ambivalenza: Francesco impara a vivere con la sua dualità, trova un equilibrio tra le sue nature. In questo senso, l’ibridazione diventa una sintesi, capace di trascendere i conflitti e creare qualcosa di nuovo e integrato. Trucco utilizza questa dinamica per parlare non solo di biologia, ma anche di cultura, identità e alterità
In "Ibridantidi" emergono i temi ambientalisti e animalisti con una forza simbolica significativa. Francesco è un intermediario tra l'uomo, la natura e gli animali, che apre la strada a una possibile riconciliazione: il romanzo, infatti, suggerisce che l’integrazione tra umano e non umano debba avvenire non attraverso il dominio, ma attraverso il rispetto e la comprensione. D’altra parte, la minaccia del Thanatovirus – un virus sintetico micidiale e incontrollabile – non considera l’equilibrio ecologico e si muove con una visione utilitaristica del mondo, del tutto incurante delle conseguenze. 
Andrea Trucco dimostra una notevole consapevolezza stilistica, con un approccio narrativo che bilancia introspezione e azione, linguaggio accessibile e riflessione filosofica. Sono passaggi ricchi di dettagli sensoriali e simbolici, che amplificano l’impatto emotivo delle esperienze del protagonista. Le scene di azione – come i confronti con Clitennestra o gli scontri con gli emissari dell’organizzazione – sono descritte con un ritmo serrato, quasi cinematografico. Il linguaggio dell’autore è accessibile, il tono varia in base alle esigenze narrative: riflessivo e poetico nei momenti di introspezione, rapido e diretto nelle sequenze d’azione. 
Il romanzo di Andrea Trucco si inserisce in una tradizione letteraria che indaga la condizione umana attraverso il fantastico, intrecciando la narrazione con temi filosofici e morali. Il parallelismo più immediato può avvenire con il capolavoro di Mary Shelley: Come "Frankenstein", anche "Ibridantidi" affronta la questione delle conseguenze dell’ambizione scientifica priva di etica. Qui Francesco, pur non essendo una “creatura” nel senso stretto del termine, incarna le implicazioni morali di queste scelte. Il viaggio di Francesco richiama anche quello di Lyra Belacqua nella trilogia di Pullman “Queste oscure materie”. Entrambi i protagonisti, infatti, si trovano a confrontarsi con forze superiori che cercano di manipolare il loro destino, ma trovano forza nei legami affettivi e nella propria capacità di scegliere. Il Thanatovirus e la manipolazione genetica nel romanzo di Trucco richiamano il controllo della scienza sulla società immaginato da Huxley in “Il mondo nuovo”: entrambe le opere, infatti, denunciano il pericolo di un mondo che sacrifica l’etica in nome del potere e della supremazia. In "Ibridantidi", tuttavia, il focus è più personale e intimo. Oltretutto, il libro si inserisce perfettamente nel filone fantasy tracciato da scrittori del calibro di Tolkien, Rowling, Collins o Riordan. 
Nel disegno narrativo di "Ibridantidi", Andrea Trucco ci consegna una riflessione in cui l’ibrido diventa in qualche modo simbolo della nostra epoca: un’identità che, pur frammentata, tenta di integrare gli opposti, superare le contraddizioni e trovare un equilibrio tra ciò che siamo e ciò che possiamo diventare. È un dialogo con sé stessi e con il proprio tempo, dove l’interrogativo non è quanto possiamo trasformare la vita, ma se siamo pronti ad accettarne i limiti e, al tempo stesso, la sua infinita possibilità di rinnovamento. Dopotutto i confini, per quanto labili, non devono essere né barriere né traguardi, ma ponti: spazi di passaggio e confronto dove ogni scelta comporta una responsabilità. E se, come Francesco, riuscissimo ad abbracciare la nostra natura ibrida, forse potremo intravedere una nuova armonia, non solo dentro di noi, ma anche nel mondo che ci circonda. 


 

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