La comunità internazionale dello svapo, ossia degli utilizzatori della sigaretta elettronica, è stata scossa dai recenti eventi di cronaca registrati negli Stati Uniti. A rendere la vicenda ancor più delicata ha contribuito il trattamento riservato da alcuni media alle ‘morti sospette’ correlate all’uso delle e-cig, che rischia di alimentare un circolo vizioso di allarmismo e disinformazione.
I fatti: cosa è successo
Tra la fine di agosto e le prime settimane di settembre, in cinque diversi stati si sono registrati in tutto sei decessi legati a infezioni delle vie respiratorie. Più in generale, lo stesso tipo di patologia aveva portato al ricovero di circa 450 persone; in poco in più di un mese, le morti ‘sospette’ si sono triplicate e i ricoveri raddoppiati.
Le vere cause di questa sorta di ‘epidemia’ non sono state ancora accertate; molti pazienti hanno ammesso di aver utilizzato cartucce contenenti THC (il più noto principio attivo della cannabis) diluito con altre sostanze chimiche oleose. Altri hanno dichiarato di aver utilizzato liquidi ottenuti illegalmente o si sono rifiutati di dare indicazioni precise, complicando notevolmente il lavoro di ricerca e indagine.
Il problema principale, al momento, è identificare tutte le sostanze chimiche contenute nei flaconi di ricarica. Mignonne Guy, ricercatrice del Virginia Commonwealth University di Richmond, ha dichiarato che la varietà di sostanze cui sono esposti gli ‘svapatori’ è impressionate. Il suo laboratorio, come si legge su nature.com, ha studiato – tramite diverse fonti – i metodi più utilizzati per alterare le sigarette elettroniche.
In attesa di riscontri ufficiali, i casi di ‘morte sospette’ negli Stati Uniti sembra possano essere ricondotti principalmente ad un utilizzo irregolare dei device per lo svapo. Ad aggravare la situazione concorre una certa ambiguità normativa che caratterizza il contesto americano: negli USA infatti non sono previste molte delle limitazioni imposte dalle norme in vigore in Europa.
L’organo deputato alla regolamentazione del mercato del vaping negli Stati Uniti è la FDA (Food and Drug Administration); quest’ultima ha avviato una serie di indagini relative ai casi registrati fin da agosto e, al contempo, ha diramato alcuni consigli per chi fa uso della sigaretta elettronica: non usare prodotti contenenti THC né prodotti ottenuti attraverso canali illegali; non modificare o aggiungere sostanze ai prodotti per lo svapo e, infine, non riprendere a fumare le sigarette tradizionali.
I prodotti europei sono più sicuri
Rispetto a quanto accade negli Stati Uniti, la situazione in Europa è molto meglio regolamentata e, per tanto, più sicura per gli utenti. In aggiunta, mentre le autorità governative a stelle e strisce hanno spesso avallato misure coercitive, nel Vecchio Continente, ed in particolare nel Regno Unito, le sigarette elettroniche fanno parte di una ben precisa strategia volta a combattere il tabagismo. Il PHE (Public Healt England, l’agenzia del Ministero della Salute britannico) ha recentemente ribadito questo orientamento attraverso il proprio profilo Twitter ufficiale: “lo svapo non è del tutto privo di rischi ma è molto meno pericoloso del fumo tradizionale. Non vi è alcun caso in cui continuare a fumare anziché passare del tutto al vaping sarebbe meglio per la salute”.
Al tweet è allegato un articolo, in cui l’agenzia fa chiarezza su alcuni dei maggiori casi di disinformazione relativa allo ‘svapo’. In particolare, la PHE sottolinea come le sigarette elettroniche aiutano a smettere di fumare (oltre un milione e mezzo di utilizzatori di e-cig nel Regno Unito ha abbandonato le ‘bionde’ tradizionali); in aggiunta, l’agenzia ribadisce come i prodotti sono sottoposti ad una rigida regolamentazione fin dal 2016. La linea adottata dal Ministero della Salute in Gran Bretagna sta dando i suoi frutti: tra gennaio e giugno del 2019 si è registrato un calo della percentuale di fumatori (2.2%, ossia 200 fumatori in meno ogni ora) che rappresenta il miglior risultato dell’ultima decade.
E in Italia? Anche nel nostro paese sono in vigore normative congruenti con quelle europee che tutelano i consumatori che acquistano i prodotti per il vaping, sia presso i negozi fisici sia presso gli store online autorizzati come Vaporoso.it. In particolare, i liquidi per la ricarica fanno parte dei Monopoli di Stato e sono soggetti ad una differente pressione fiscale in base alla presenza, o meno, della nicotina. In aggiunta, esistono precise restrizioni: alcuni additivi (come la caffeina e la taurina) sono vietati, la concentrazione di nicotina non può superare i 20 mg per litro e ciascun flacone non può contenere più di 10 ml di liquido (mentre per le pod ricaricate il limite è 2 ml).
Grazie a norme chiare e canali di distribuzione certificati, le e-cig restano – per gli utenti italiani ed europei – un prodotto sicuro, in grado di ridurre sensibilmente i danni provocati dal consumo delle tradizionali sigarette da combustione. Fabio Beatrice, il direttore del Centro Antifumo di Torino, intervistato da Le Iene, ha ribadito che “in Europa non si registrano epidemie e le sigarette elettroniche sono un prodotto meno tossico del 95%; più della metà degli utenti che non riesce a smettere di fumare è comunque in grado di passare completamente al vaping”.
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