Friuli Venezia Giulia

CRISI DI GOVERNO, PARLA IL MONDO IMPRENDITORIALE

FROOGS

Giornata campale per il Governo, alle prese con la richiesta di fiducia al Senato, e mondo economico preoccupato. La prospettiva, infatti, sembra consegnare una visione a breve termine, accrescendo un quadro di incertezza che, dicono imprenditori e manager, «non fa bene all’economia».

Paolo Fantoni, dell’omonimo colosso friulano: ‘Trovo che una crisi di Governo non sia coerente con le problematiche emergenziali  legate alla pandemia, sia in ambito salute pubblica che in ambito  economico’. Ovvero: non è proprio il momento per aprire una crisi governativa. Giovanni Tosolini, patron della nota distilleria: ‘ Servirebbero imprenditori al Governo, persone che sanno cosa voglia dire rischio di impresa, allora forse le cose andrebbero meglio’. Giovannino Bearzi, Ceo della Beng di Tolmezzo (Ud), creatrice di fari e fanali per le auto di lusso: ‘E’ inutile che ci giriamo intorno, al Governo abbiamo persone non preparate. Ero recentemente a Milano ed ho visto la fila di persone costrette a rivolgersi alla Caritas. Mi viene da pensare: coloro che ci governano, si rendono conto di quanto sta accadendo. Questa incertezza è devastante. Che prendano decisioni definitive e le mantengono, o se non sono in grado, è forse bene lasciare il posto a chi ha le competenze per farlo. C’è in gioco il nostro futuro. Non è uno scherzo’. Giuseppe Varisco, noto commercialista di Gemona (Ud), figlio del compianto Salvatore Varisco, assessore alla Ricostruzione, nel post terremoto del Friuli Venezia Giulia: ‘Non esiste più una scuola politica di formazione, che educhi e formi le persone appunto ad amministrare e prendere decisioni per il bene comune. In questo momento, mi chiedo: è meglio continuare con questa situazione che appare evidente non essere appropriata alla situazione, o cambiare le cose? Auspico serietà e non il solito gioco delle parti. Mi viene da ribadire il concetto della ‘likecrazia’ piuttosto che della democrazia. La situazione è veramente drammatica per alcuni settori: ritengo che molte attività di tipo commerciale non riusciranno a sopravvivere. Ora siamo come anestetizzati, le vere conseguenze le vedremo fra qualche mese. Sarebbe opportuno non perdere ulteriore tempo’.  Alessandro Liani, amministratore delegato di Videosystems (Udine): ‘In questo momento una crisi di governo era l’ipotesi meno augurabile, ma va detto che operare con una situazione politica come l’attuale dove ognuno guarda al proprio tornaconto dal punto di vista elettorale è un vero problema. Quindi penso sia necessario cambiare passo in un’ottica di bene comune che in Italia risulta spesso difficile, sarebbe auspicabile una visione unica per il bene del Paese e del suo tessuto sociale. Penso sia finito il tempo di parlare di emergenza: ora siamo entrati in quella che ritengo una nuova normalità che dobbiamo gestire e che avremmo dovuto, a livello politico, aver preso in mano già da mesi, ma così non è. Sono stati fatti errori e sprechi che ricadono sulla collettività tutta, sarebbe anche utile avere il coraggio di fare un’analisi su quanto fatto e rilevare i problemi per non commetterli in futuro. Sicuramente è mancata una regia unica in grado di fare sintesi, si è andati avanti per mesi con  visioni diverse ai vari livelli e questo si è trasformata in una babele di informazioni, direttive che hanno solamente creato confusione e mal gestione del problema’

Cristian Paravano, udinese, direttore generale del Gruppo Gatto di Domegge (Bl), evoca l’acronimo Vuca - Volatility, uncertainty, complexity and ambiguity - per sintetizzare il contesto in cui la crisi di Governo è piombata. «Volatilità, incertezza, complessità, ambiguità impongono nelle organizzazioni aziendali un di più di responsabilizzazione che sembra essere vanificata dal fatto che sul fronte istituzionale non vi è una capacità di governo». Una crisi che inevitabilmente «costa» all’economia. Sul breve termine, anche se la Borsa non ha reagito negativamente, «alimenta l’incertezza che sta inducendo le imprese a fare progetti a sempre più breve gittata, perché non c’è alcun punto di ancoraggio. Dai piani pluriennali si è arrivati a prospettive di un mese, se non di settimane». A più lungo termine, «c’è un danno a livello reputazionale sulle piazze internazionali e molti dei dossier strategici per il traino del Pil nei prossimi anni – dal Recovery Fund all’Ilva, ad Autostrade, solo per citarne alcuni – rischiano ritardi importanti». Preoccupato anche Fabio Massaro, tolmezzino, amministratore delegato di Italbedis (Verona), azienda con corebusiness nella lavorazione dell’acqua. «Questa crisi costa senz’altro a un mondo dell’economia che è fermo. Sto pensando, per esempio, al mondo dell’Horeca, di fatto scomparso. Questa situazione di stallo non ci voleva proprio», afferma. Soprattutto, aggiunge, perché «gli strumenti per affrontare la difficilissima situazione il Governo li ha messi in campo, ci sono, ma non sempre la filiera necessaria alla loro applicazione è sana. Una crisi come questa peggiora la possibilità di controllo». Massaro ha chiaro un esempio, ovvero «il comportamento delle banche rispetto all’accesso al credito delle aziende. A fronte di garanzie statali che, attraverso il Mediocredito centrale, possono arrivare al 100%, gli istituti di credito potrebbero fare molto di più. Invece, spesso commisurano l’erogato sulla base del fatturato aziendale in tempi di Covid, vanificando per l’utente finale il beneficio che dovrebbe derivare dalle garanzie assicurate dal governo. Occorre una vigilanza maggiore, che una crisi politica non facilita», conclude Massaro.

Si cambia settore, ma l’occhio critico resta. Michele Lanich, presidente della friulana Lavorazione Legnami (Tolmezzo, Ud), guarda all’andamento borsistico che non ha risentito della crisi politica italiana, ma ciò non è sufficiente a renderlo tranquillo. «A fronte dell’accresciuto clima di incertezza, avremmo bisogno di un governo di tecnici competenti con un obiettivo su tutti: preparare la ripartenza. L’emergenza, infatti, può essere gestita anche in forma commissariale, ma le scelte pro futuro hanno bisogno di una guida di qualità e con visione». Lanich sarebbe favorevole ad una presidenza del Consiglio affidata all’ex governatore della Bce Mario Draghi – Confindustria Udine nei mesi scorsi aveva avviato anche una petizione per questo obiettivo -, sempre che «fosse messo nelle condizioni di potersi creare un proprio team per affrontare la complessità della situazione». Roberto Siagri, ad di Eurotech (Amaro, Ud): ‘Stiamo vivendo un periodo molto delicato da un punto di vista economico. L'intero pianeta è coinvolto in questa pandemia. Ovviamente: in questo momento serve grandissima responsabilità anche politica, c’è da presentare un recovery plan all’Europa credibile e che sia in grado di rilanciare il Paese e che permetta di operare una vera  trasformazione digitale dell’economia. Siamo ancora fanalino di coda in Europa sui temi del digitale e il piano che finora si è visto indirizza in maniera blanda questi temi. Non possiamo mancare questo obiettivo, non lo possiamo né per noi ne per il futuro dei  nostri giovani. Non si tratta infatti di guidare un Paese, in una situazione contingente normale, ma assolutamente eccezionale. Detto ciò, non mi preoccupa una crisi di governo se serve a far emergere le criticità e portarci sulla retta via. Meglio una crisi di governo costruttiva che una stabilità che ci porta fuori rotta. L’etimologia della parola crisi in fin dei conti e decidere di fronte ad un pericolo. Ecco questo è il momento delle improcrastinabili decisioni’.

Parte dalla necessità di creare prospettiva anche Marco Crasnich, amministratore delegato di Overlog, l’azienda di Buttrio (Ud) da trent’anni specializzata nello sviluppo di soluzioni software per la gestione logistica. «Dobbiamo dare a privati e aziende un motivo per spendere, perché la liquidità c’è – afferma -. Assistiamo a uno scollamento evidentissimo tra politica e mondo economico-sociale ma, se manchiamo quest’occasione creatasi con la pandemia per riforme importanti e strutturali, faremo un errore imperdonabile per chi viene dopo di noi».

Considerazioni che nascono dall’osservatorio che rappresenta Overlog rispetto al resto del mondo imprenditoriale. «Stiamo verificando che in questo momento la condizione economica e finanziaria di una parte non marginale delle aziende è meno critica rispetto ad altri tempi – evidenzia -, ma ciò che manca è la fiducia e la serenità per operare investimenti». Che si dovrebbero porre in atto proprio ora, per essere pronti alla ripresa che Crasnich colloca verosimilmente dopo il primo trimestre del 2022. «Una ripresa non potrà non esserci – aggiunge – e occorre andarle incontro preparati. Sarebbe perciò importante una guida del Paese che individui gli assi strategici di sviluppo e dia fiducia a chi le risorse le ha e può investire rapidamente».

 

«L’Italia è sempre uscita dalle secche e ce la farà anche in questa occasione», premette con lo spirito ottimistico dell’imprenditore Cristian Feregotto, alla guida di Infostar, system integrator specializzata nella fornitura e nell'integrazione di soluzioni informatiche e digitali con sede a Collalto di Tarcento (Ud). «Nel primo trimestre del 2021 economicamente si è in linea con la situazione del 2020 e, pur essendoci storie imprenditoriali positive, in generale verifichiamo che la maggior parte delle aziende convive con una difficoltà profonda». Un malessere acuito dalle vicende politiche di questi giorni. «La situazione è indubbiamente complessa – prosegue Feregotto – ed eventuali due mesi di campagna elettorale non ci vorrebbero, a meno che non siano davvero un investimento per il medio termine e garantiscano la premessa per una guida stabile del Paese». Nelle condizioni in cui versa l’Italia in questo momento, infatti, «non vorrei un sostituto del presidente Conte non eletto. Meglio le elezioni subito». 

 

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