Sarà un autunno ricco di impegni professionali per il pianista Gianfranco Pappalardo Fiumara, ospite dal 20 ottobre, nella settimana della lingua italiana nel mondo, dell'Ambasciata italiana in Moldavia. A Chisinau il pianista catanese, già medaglia all’arte ed al merito del Presidente della Repubblica, terrà una serie di concerti in collaborazione con artisti e studiosi noti del panorama della lirica italiana e dell'arte rinascimentale. Dal 13 al 17 novembre, Gianfranco Pappalardo Fiumara sarà poi solista presso il Teatro Municipale di Tunisi, dove terrà un concerto monografico organizzato in collaborazione con l'istituto italiano di Cultura. E poi ancora a Bucarest, dove si esibirà con un recital dedicato interamente a Beethoven, presso il celebre Ateneo romano, luogo ambito da tutti i solisti, a Nizza, dove sarà interprete di un programma dedicato a Bellini e Thalberg, e di nuovo in Romania, dove il 27 novembre sarà interprete della Fantasia Corale di Beethoven con l'orchestra di Stato di Ramnicu Valcea. In quella data il pianista riceverà il più importante riconoscimento conferito dallo stato rumeno, quale Permanent Guest Solist. Una serie di concerti che dimostrano quanto la cultura italiana ed i suoi interpreti siano apprezzati all'estero.
Cosa significa per lei il suo impegno nel portare la musica ed il repertorio italiano nel mondo? Leggiamo nei programmi che esegue spesso il nome di compositori quali Salieri e Bellini.
“La musica e, in particolare, la lirica italiana rappresentano uno dei beni più apprezzati nel mondo, capaci di suscitare sensazioni che nobilitano l'animo umano e portano in campo nel mondo le virtù degli italiani. Certamente rappresentare l'Italia all'estero mi onora e mi rende felice. Spesso, quando mi ritrovo ad esibirmi in teatri prestigiosi con un ampio pubblico straniero, mi chiedo perché questo non possa avvenire alla stessa identica maniera in Sicilia, terra che amo ma martoriata sotto il profilo della valorizzazione turistica ed affidata a politici qualunquisti e loco accorti. Eh sì, la Sicilia in questo momento si trova in un momento storico particolarmente amaro per quel che riguarda la valorizzazione del turismo presso i luoghi d'arte. Pur plaudendo all'assessore ai Beni Culturali Alberto Samonà per gli sforzi notevoli compiuti, per il resto non si può non sottolineare la barbarie eseguita a danno del nome di Bellini, noto nel mondo, e finito qui in Sicilia al centro di scontri nei tribunali. Questo è inaccettabile e certa politica, se fosse più accorta, dovrebbe rasserenare gli animi invece di infuocarli. Nel mondo, ma anche nel resto della nostra nazione, non avviene ciò che paradossalmente viviamo in Sicilia. Varcando i confini dei grandi teatri si respirano attenzione, collaborazione, attività, stima e stima per chi come me è interprete e studioso”.
Quindi cosa suggerisce per migliorare le cose?
“Chi ascolta la musica all’estero interpretata dagli italiani e, nel caso specifico da me, ritiene che l'Italia sia un paese d'eccellenza con una storia secolare. Noi, invece, a causa della nostra gestione politicamente fallimentare, non abbiamo rispetto della nostra tradizione. Consideriamo spesso la nostra cultura un capitolo di bilancio e dovremmo evitare di pensarla così. Chi è tenore è tenore, chi canta in teatro, ad esempio, non può cantare da Maria De Filippi ed essere poi protagonista, per scelte di qualche assessore pro-tempore, di concerti nei templi dell'antichità. Non sarebbe un buon esempio per i nostri amati allievi del Conservatorio, che studiano con costanza e diligenza per affermarsi nel mondo della civiltà musicale”.
Lei ha insegnato anche all'estero. Ci racconta la sua esperienza?
“Ho iniziato ad insegnare all’età di venti anni. Sono stato per due anni docente di libretto dell’opera italiana in un’Università in Corea ed ho vissuto sulla mia pelle la differenza tra la percezione del pubblico italiano e quello straniero. Tutto il mondo vede nel teatro italiano una vera e propria istituzione. Questo purtroppo non succede, come invece dovrebbe, tra i fruitori italiani. E questo è invece ciò che io provo a trasmettere nel mio compito di docente presso il Conservatorio di Palermo, dove mi onoro di ricoprire la cattedra di professore ordinario ormai da tanti anni”.
Secondo lei musicisti come Bellini, Salieri, Rossini e Frontini non sono abbastanza valorizzati in Italia o non lo sono quanto all’estero?
“Purtroppo in Italia nel repertorio pianistico troviamo poca musica italiana mentre all'estero ce la chiedono a gran voce. È davvero un peccato perché la nostra musica è il bene, seppur immateriale, più importante che l’Italia possiede sotto il profilo culturale. Diversa è anche la concezione che accompagna l’idea di teatro. All'estero il teatro ospita tutti. Anche in Italia il teatro ha rispetto per gli italiani, in Sicilia, o in una parte della Sicilia, leggere nella locandina di un teatro il nome di un artista siciliano è quasi un tabù. L'artista siciliano può esibirsi in tutto il mondo, dove i teatri hanno rispetto per la dignità dell'artista e soprattutto per gli artisti italiani, ma non in Sicilia sempre per quelle strane logiche. Ricordiamoci, come ricordo sempre anche ai miei studenti, che il teatro della camerata de’ Bardi fino all’ottocento rappresentava un luogo di condivisione di idee: insomma era l’agorà della società. Il teatro era considerato bene civile. Proprio così l’Italia dovrebbe considerare la musica, il fenomeno più presente nella natura dei nostri popoli. La musica non può essere intrattenimento, è impegno sociale e, ancor di più in certe regioni d'Italia, non può essere utilizzata per scopi che esulano dal bene pubblico”.
Cosa suggerisce ai giovani musicisti italiani che iniziano una carriera?
“È difficile a dirsi, ma innanzitutto pazienza e perseveranza, poi studio ed amore per la propria vocazione. All'estero vedo tantissimi giovani andare a vedere l’opera italiana ed andare a sentire concerti e questo è nobilitante. Da musicisti come Verdi e Puccini, pilastri irripetibili della musica, dobbiamo imparare, con l’obiettivo di costruire un mondo migliore. All'estero questo credo che lo abbiano compreso da molto tempo e noi italiani, che siamo protagonisti, non possiamo consentire che i nostri amici esteri ci superino”.
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