Puglia

Ilva: per diossina subì mattanza bestiame, produrrà canapa

Vincenzo Fornaro riconverte azienda famiglia, cerchiamo resistere

Redazione Ansa

Un tempo allevava bestiame, ora coltiverà canapa. Un piccolo segnale di speranza nella terra dove tutto, ma proprio tutto, è stato contaminato dalla diossina: carne, latte, formaggio, cozze. A distanza di quattro anni dalla mattanza di pecore, oltre 600 quelle abbattute e mandate al macello in seguito a una ordinanza della Regione Puglia, l'allevatore tarantino Vincenzo Fornaro ha deciso di riconvertire l'azienda di famiglia, che si estende per 60 ettari al confine con il comune di Statte.
    La prima semina avverrà sabato prossimo nella masseria Carmine, presente sul territorio dal 1869 (90 anni prima del Siderurgico) e tutti i cittadini sono invitati. Per l'occasione Fornaro ha creato una pagina Facebook in cui annuncia l'evento.
    "L'ennesimo tentativo - scrive - per resistere e per dimostrare che la nostra splendida terra può continuare a vivere''. La canapa che verrà coltivata nella masseria Fornaro sarà destinata per il momento alla produzione tessile. Il Cnr ha già effettuato le analisi del terreno che saranno poi confrontate con altre da realizzare dopo il raccolto. Un modo per verificare l'eventuale presenza, nella pianta, di inquinanti, gli stessi che hanno costretto l'allevatore a cambiare vita e a rimettersi in gioco.
    ''Se le analisi - ha spiegato Fornaro - dovessero essere positive e non dovesse risultare compromesso il seme, in futuro potremmo passare alla produzione ad uso alimentare. La canapa è un disinquinante e riteniamo possa produrre effetti benefici''.
    La diossina, secondo i periti chimici incaricati dal gip Patrizia Todisco nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dell'Ilva, proverrebbe proprio dallo stabilimento siderurgico. Ed è ancora in vigore, nel raggio di 20 chilometri, il divieto di pascolo.
    Fu l'associazione Peacelink, nel 2008, a far analizzare un pezzo di formaggio realizzato con il latte delle pecore che pascolavano nei campi a ridosso dell'Ilva. Le concentrazioni di diossina e Pcb risultarono tre volte superiori rispetto ai limiti di legge.Ma invece di intervenire sulla fonte inquinante, fu ordinato l'abbattimento del bestiame. ''E' come se ci avessero portato via - commenta l'allevatore - una parte di noi stessi. Alcune caprette le allattavamo col biberon. Tutto il gregge è stato sterminato e mio padre ha avuto anche disturbi del sonno perchè era abituato ad addormentarsi e svegliarsi col suono delle campane''. L'allevatore ricorda quel periodo come un incubo. ''Per colpe non nostre, dalla sera alla mattina - racconta - ci siamo trovati senza un lavoro''. Per annunciare l'inizio della semina, Fornaro ha scelto una frase del giovane poeta e artista di strada, Ivan Tresoldi, in arte Ivan: "Chi getta semi al vento, farà fiorire il cielo". Ovvero il cielo di Taranto, dove le nuvole diventano rosse per lo 'slopping' dell'acciaieria e il sole impallidisce all'ombra delle ciminiere. 
   

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