Un risarcimento dei danni di nove milioni di euro è stato chiesto alla Regione Puglia per uno scambio in culla avvenuto 26 anni fa nell'ospedale di Canosa di Puglia. A chiederlo è stata Antonella, la bimba scambiata in culla, i suoi genitori biologici, Michele e Caterina, e il fratello di Antonella, Francesco. La notizia è pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno che ricostruisce la vicenda e afferma che l'esame del Dna ha già accertato scientificamente la paternità. Al momento del parto cesareo, il 22 giugno 1989, nella sala operatoria dell'ospedale di Canosa c'erano due donne. A Michele e Caterina, fu consegnata una bimba che la coppia chiamò Lorena, che a 18 anni è andata via da casa e adesso è sposata. Antonella, invece, finì in una famiglia assolutamente indigente che l'ha sottoposta ad umiliazioni e sofferenze, fino al 2008 quando la ragazza è stata adottata da una famiglia di Foggia. I genitori biologici di Antonella - spiega al quotidiano l'avvocato della coppia, Salvatore Pasquadibisceglie - "hanno cercato di instaurare un rapporto soddisfacente con la figlia Antonella senza ottenere il risultato sperato", perché la ragazza considera i genitori adottivi i suoi veri genitori. Il processo si terrà a fine settembre dinanzi al Tribunale di Trani.
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