Puglia

Bracciante morta: indagato a Trani l'autista del bus

Pm: c'è muro di gomma. Martina, combattiamo caporalato come mafia

Redazione Ansa

Le indagini sulla morte della bracciante Paola Clemente sono destinate ora ad allargarsi al caporalato in agricoltura, un fenomeno - avverte il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina - "da combattere come la mafia".

Un primo passo è stato fatto oggi con l'iscrizione nel registro degli indagati di Ciro Grassi, l'autista del bus che il 13 luglio scorso ha condotto Paola e altri braccianti da San Giorgio Ionico (Taranto) nelle campagne di Andria, dove la 49enne è stata stroncata da un malore. La procura ha individuato Grassi nell'autista del bus, ma dall'esposto-querela presentato da Stefano Arcuri, marito della vittima, risulta che Grassi è colui che ha organizzato la squadra di braccianti e il viaggio dal tarantino verso il nord barese. Comunque - precisano dalla procura di Trani - l'iscrizione nel registro degli indagati di Grassi è un atto dovuto in vista della riesumazione del corpo e dell'autopsia che sarà affidata il 21 agosto al medico legale Alessandro Dell'Erba. Grassi, a quanto si apprende dai legali della famiglia della vittima, è stato anche colui che ha avvisato Stefano Arcuri che la moglie era stata colta da malore due ore dopo aver cominciato il lavoro, sotto un tendone rovente, di acinellatura dell'uva. Un'operazione che consiste nella rimozione dei chicchi malconci per rendere il grappolo appetibile ai futuri acquirenti. La donna, inoltre, da un paio di giorni prima del decesso, avvertiva dolori al collo a cui non aveva però dato molta importanza perché ne soffriva da alcuni anni. L'indagine, per omicidio colposo e omissione di soccorso, è coordinata dal pm di Trani Alessandro Pesce e dal procuratore Carlo Maria Capristo che promette: "L'inchiesta sul decesso di Paola Clemente andrà a fondo e darà giustizia alla famiglia della vittima".

"Sul fenomeno del caporalato - si sfoga il procuratore - c'è però un muro di gomma. La gente non collabora, preferisce guadagnare pochi spiccioli anziché collaborare alle nostre indagini finalizzate a debellare il fenomeno". Capristo sollecita "i sindacati e i lavoratori a dare indicazioni utili alle indagini sul caporalato". Ricorda che il fenomeno del caporalato è "diffusissimo nel nord barese". "Ce ne occupammo - spiega Capristo - nel corso delle indagini sul crollo di Barletta (del 3 ottobre 2011 in cui morirono quattro operaie, ndr). In quella circostanza accertammo che le lavoratrici morte erano irregolari. Da lì partì un'inchiesta sul caporalato e venne fuori un fenomeno raccapricciante. Io e il collega Giuseppe Maralfa fummo ascoltati anche dalla commissione parlamentare d'inchiesta e il nostro lavoro fu apprezzato".

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