Uno, Pasquale, 60 anni di Andria, era prossimo alla pensione ed era felice perché oggi la sua amata figliola Nicla avrebbe dato promessa di matrimonio in Comune a Domenico, suo futuro sposo a settembre. L'altro, Luciano, 37 anni di Corato, stava preparando il suo di matrimonio.
I loro destini di macchinisti per la Ferrotramviaria Spa, si sono incrociati alle 11,30 di una mattina di luglio a metà strada tra Andria e Corato, nel terribile schianto che ha portato via le loro vite e quelle di altre 21 persone. Pensieri di vita quotidiana, come un matrimonio da preparare nel caso di Caterino, o un futuro dopo la pensione da trascorrere a coltivare la terra come sognava Abbasciano, che saranno scorsi come un flash nelle loro teste quando si sono trovati uno di fronte all'altro senza la possibilità di evitare l'impatto. Luciano Caterino era di Corato, dove lo ricordano come figlio di una famiglia di lavoratori, gente senza fronzoli che si dà da fare per vivere. Era alla guida del treno 1021 che proveniva da Bari. Pasquale Abbasciano, di Andria, viene descritto come un padre premuroso, tutto proteso negli ultimi tempi verso le nozze della figlia Nicla, che oggi ha dato promessa di matrimonio - con quale stato d'animo si può immaginare - per convolare con Domenico il 12 settembre. Dei preparativi del matrimonio della figlia, papà Pasquale si occupava personalmente. Più della mamma impiegata comunale a Corato. Abbasciano era alla guida del treno 1016, quello partito da Barletta. Tra i colleghi era molto noto e apprezzato. A dicembre sarebbe andato in pensione, ma la testa era tutta a quel matrimonio dove avrebbe portato all'altare la bella Nicla.
Alla stazione di Andria la commozione è palpabile tra i ferrovieri riuniti in capannello a commentare le notizie drammatiche sui loro colleghi che si susseguono. "Ieri mattina ho chiamato Caterino, Abbasciano e Lorizzo al telefono (i due macchinisti deceduti e il capotreno rimasto ferito, ndr) - racconta commosso uno di loro - e nessuno di loro rispondeva.
Poi sono arrivate le notizie, il ritrovamento di resti umani e ho capito. Non ci credo, non è possibile. Poteva succedere a uno di noi". Ma quando si tratta di ipotizzare cosa possa essere successo e quali possano essere state le cause dell'incidente prevale l'ordine di scuderia. "Ordine tassativo dell'azienda - spiegano mantenendo l'anonimato - anche se un'idea di come siano andate le cose ce l'abbiamo ma la teniamo per noi". E sui colleghi deceduti non sono meno lapidari i ferrovieri: "Preferiamo ricordarli cosi com'erano, grazie". L'inchiesta chiarirà se ci sono state responsabilità da parte di uno dei due. O se , come sembrerebbe, sono entrambi vittime incolpevoli di una altrui negligenza. Pasquale e Luciano, due destini paralleli legati a un unico doppio filo sul binario della morte.