(ANSA) - TARANTO, 5 GEN - Un luogotenente dei carabinieri, Paolo Cesari, 53 anni, già agli arresti domiciliari, è stato arrestato a Taranto, e trasferito in carcere, perché accusato di avere abusato dei suoi poteri inducendo due imprenditori, indagati nell'inchiesta sugli appalti concessi dal reparto Maricommi della Marina militare, a consegnargli denaro in cambio del suo silenzio. I soldi, in tutto 18mila euro, sarebbero stati nascosti in scatole di vernici e panettoni consegnate al militare nel 2015.
Cesari era finito ai domiciliari nel mese di ottobre nell'ambito di uno dei filoni d'indagine sulla presunta tangentopoli militare. In quella occasione furono eseguite nove ordinanze di custodia cautelare, otto delle quali in carcere. Un nuovo provvedimento restrittivo fu notificato al capitano di vascello Giovanni Di Guardo, all'epoca direttore di Maricommi, già arrestato il 14 settembre scorso con l'imprenditore Vincenzo Pastore, amministratore della cooperativa Teoma, per concorso in corruzione aggravata. Coinvolti anche altri imprenditori e un dipendente civile del Ministero della Difesa per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta. La nuova contestazione al carabiniere Cesari riguarda due episodi risalenti al 2015. A ottobre il luogotenente si sarebbe fatto consegnare dagli imprenditori Valeriano Agliata e Giovanni Perrone (anch'essi arrestati tre mesi fa) 12mila euro, che sarebbero stati nascosti in una scatola di vernici. In questo modo, il carabiniere avrebbe evitato di segnalare all'Autorità giudiziaria alcuni messaggi trovati sui cellulari sequestrati a Riccardo Di Donna, ex vice direttore di Maricommi, arrestato qualche mese prima con l'accusa di concussione. Nel dicembre 2015, invece, Cesari si sarebbe fatto consegnare da Agliata, con il tramite di Perrone, tre panettoni all'interno dei quali erano stati nascosti 6mila euro. In questo caso, secondo l'ipotesi investigativa, il militare avrebbe minacciato l'accertamento da parte della polizia giudiziaria della presenza dell'imprenditore Agliata nell'appartamento del comandante Di Guardo. L'ufficiale e un gruppo di imprenditori, stando all'ipotesi dell'accusa, avrebbero pilotato l'assegnazione di appalti, forniture e servizi. Alcuni degli arrestati hanno collaborato con gli inquirenti fornendo informazioni che potrebbero portare a nuovi sviluppo investigativi.
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