(ANSA) - ROMA, 18 APR - Il grido di allarme lanciato qualche
giorno fa dal wedding and fashion designer Enzo Miccio viene
confermato da una ricerca di Jfc che l'ANSA pubblica in
anteprima: oltre al turismo la pandemia ha messo in ginocchio la
prolifica "industria" legata al settore matrimoni e ha
totalmente massacrato il Wedding Tourism che prima della
pandemia faceva registrare numeri da sballo (nel 2019 1 milione
783 mila presenze generate dall'organizzazione di 9.018
matrimoni di stranieri in Italia, per complessivi 486 milioni di
euro di fatturato).
"Considerando che i mercati Usa e Gran Bretagna - afferma
Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore
dell'Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism -
rappresentavano in epoca pre-pandemia ben il 39,6% del valore
del wedding tourism, è interessante focalizzare l'attenzione su
come si stanno comportando proprio questi mercati. Dalla
rilevazione emerge che i wedding specialists operanti in questi
due mercati hanno perso, nel 2020, il 69,7% degli eventi e il
78,9% di fatturato. Tuttavia rimane elevato l'interesse per
l'Italia come destination wedding, in quanto oggi il 59,2% dei
wedding specialists di questi due mercati anglofoni dichiara di
avere molta richiesta per l'Italia, purtroppo al momento
impossibile da soddisfare".
La ripresa non è dietro l'orizzonte: per il 45,2% degli
operatori non sarà prima della primavera 2022, ma c'è anche un
35,5% che prevede il ritorno in Italia in data successiva.
Feruzzi continua: "Questi dati, provenienti dai due principali
mercati generatori di flussi di Wedding Tourism, fanno
comprendere il perché del tracollo del settore in Italia: nel
2020 ha purtroppo segnato un -87,3% di presenze ed un ancor più
significativo -92,7% di fatturato rispetto ai dati dell'anno
precedente, assestandosi pertanto a 35,5 milioni di fatturato
generati da 226 mila presenze (rispetto agli oltre 486 milioni
di fatturato e 1 milione 783 mila presenze del 2019)". (ANSA).
Industria matrimoni al palo, crolla il wedding tourism -90%
Jfc, ripresa nella primavera 2022 ma per alcuni anche più in là