(ANSA) - BARI, 07 SET - La Procura di Bari ha respinto la
richiesta di riapertura delle indagini per il caso della morte
di Salvatore e Francesco Pappalardi, Ciccio e Tore, i fratellini
di Gravina in Puglia (Bari) scomparsi il 5 giugno 2006 e trovati
in una cisterna del rudere chiamato 'casa delle cento stanze'
nel febbraio 2008. Nel provvedimento, firmato dal procuratore
aggiunto Ciro Angelillis, l'istanza di riapertura è stata
respinta "non ricorrendone i presupposti".
L'istanza di riapertura delle indagini fu presentata lo
scorso 29 marzo dalla madre, Rosa Carlucci, e dalla sorella dei
bambini, Filomena, assistite dall'avvocato Giovanni Ladisi e dal
consulente Rocco Silletti. La famiglia aveva chiesto alla
Procura di rivalutare l'orario della caduta nella cisterna (per
loro attorno alle 23.30, per gli inquirenti qualche ora prima) e
alcune testimonianze contraddittorie, oltre a far luce sulla
presenza di un farmaco tranquillante trovato nelle vicinanze dei
due corpi.
Dopo quasi un anno e mezzo dalla scomparsa dei fratellini, il
27 novembre 2007 fu arrestato il loro papà Filippo Pappalardi,
con le accuse di duplice omicidio e occultamento di cadavere. Si
trattò però di un errore giudiziario: l'uomo fu scarcerato dopo
5 mesi e la sua posizione fu archiviata.
Il ritrovamento dei due cadaveri fu possibile perché, il 25
febbraio 2008, un dodicenne cadde nello stesso punto del rudere
mentre giocava con gli amici. Furono loro a chiamare i soccorsi,
permettendo così il salvataggio del giovane e il ritrovamento
dei corpi dei fratellini.
In passato sono state già avviate nuove indagini sulla vicenda,
ma si sono concluse con l'archiviazione confermata dalla
Cassazione. Sempre in Cassazione, ma in sede civile, pende una
richiesta di risarcimento danni nei confronti del Comune di
Gravina e della società proprietaria del rudere, avanzata da
Rosa Carlucci e Filomena Pappalardi. La richiesta è stata
respinta sia dal tribunale che dalla corte d'appello di Bari.
(ANSA).
Fratellini Gravina, Procura dice no a riapertura indagini
Respinta l'istanza della madre, 'mancano nuove prove'