Puglia

Arcidiocesi Taranto, riavvio Afo1 ex Ilva è ritorno al passato

'La comunità merita risposte responsabili, senza compromessi'

Redazione Ansa

(ANSA) - TARANTO, 17 OTT - "C'è una domanda che emerge su tutte: perché, a distanza di 12 anni dal sequestro con facoltà d'uso degli impianti, invece, di assistere ad una cerimonia foriera di un effettivo cambiamento del sistema produttivo si celebra la riattivazione di un vecchio altoforno a carbone?". A chiederselo è l'Arcidiocesi di Taranto in merito alla ripartenza dell'altoforno 1 dell'ex Ilva di Taranto. "La notizia della cerimonia, svoltasi lunedì scorso a Taranto, per l'accensione" dell'impianto è stata "percepita da moltissimi cittadini - osserva l'Arcidiocesi in un lungo comunicato - come parte di un disegno che affida ad un indistinto futuro il processo di decarbonizzazione".
    Quanto "tempo ancora - afferma l'Arcidiocesi - si dovrà attendere per il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale? Desta, inoltre, preoccupazione il picco di benzene particolarmente elevato registrato nei giorni scorsi, nonostante la produzione viaggi oggi su quantitativi estremamente ridotti".
    "Il recente richiamo - si osserva nella nota - promosso dall'arcivescovo metropolita di Taranto, mons. Ciro Miniero, nel proprio messaggio per l'inizio dell'anno pastorale, a non dimenticare ciò che la Laudato Si' e la Laudate Deum devono significare per la nostra terra, ci ricorda che 'il posto della Chiesa è su ogni calvario, in cui dobbiamo essere presenti per missione e per salvezza'. E Taranto è calvario".
    L'Arcidiocesi cita il Rapporto del Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu (12 gennaio 2022) che ha definito Taranto "zona di sacrificio" e rammenta la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 25 giugno scorso in base alla quale "gli articoli 35 (Protezione della Salute) e 37 (Tutela dell'Ambiente) della Carta dei diritti fondamentali della UE sono il canone di riferimento in questa materia; ragion per cui - si aggiunge - è ineludibile una previa valutazione degli impatti dell'attività dell'installazione interessata, tanto sull'ambiente quanto sulla salute umana, su tutte le emissioni scientificamente note come nocive".
    "La comunità di Taranto - conclude la nota - è vissuta da persone la cui attesa di bene merita risposte responsabili, capaci di assicurare, senza compromessi al ribasso, salute e sicurezza (di lavoratori e cittadini), tutelando l'ambiente vitale anche per le generazioni future". (ANSA).
   

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