Accessibilità

Per 50% pazienti disabili, attesa fino a 6 mesi per un ausilio

Confindustria Dispositivi Medici, servizi inadeguati per il 37% degli utenti

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 14 OTT - Da tre a sei mesi per la consegna un ausilio alla mobilità: sono i tempi di attesa per il 50% dei pazienti con disabilità, secondo un'indagine sulle modalità di erogazione di questi supporti realizzata da Confindustria Dispositivi Medici e presentata a Bologna al 51/mo Congresso della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa.
    Il 52,2% delle persone che utilizzano ausili, secondo la survey, non ha ricevuto una valutazione clinica del contesto abitativo, lavorativo o scolastico nella scelta del presidio, chesolo nel 19% dei casi è stata fatta al domicilio. Al 43,4% dei pazienti è stato chiesto di pagare un'integrazione di tasca propria per la consegna dell'ausilio, nel 41,3% dei casi questa integrazione era del 10% o più della tariffa del presidio. Per niente soddisfatto del servizio di fornitura (tempi, procedure etc) è il 37% degli utenti, mentre il 58,7% lo è invece nella fase di manutenzione e assistenza tecnica.
    L'indagine ha coinvolto, tra gli altri, i pazienti utilizzatori di ausili sia assistenziali che riabilitativi, che devono comunque essere verificati, adattati, assemblati sul singolo paziente, come sistemi posturali, sedie a rotelle manuali ed elettriche.
    "In Italia oltre 3 milioni di pazienti sono alle prese con procedure per l'approvvigionamento di ausili che impediscono adattabilità adeguate, tempi celeri e accesso alla migliore tecnologia possibile con rischi sul percorso di cura e riabilitazione", ha commentato Alessandro Berti, presidente Ausili di Confindustria Dispositivi Medici. "Il Dpcm Lea del 2017, sebbene abbia introdotto nuove tecnologie nei livelli essenziali di assistenza, è fermo a 6 anni fa - ha proseguito - e con l'introduzione di gare generaliste per l'acquisizione degli ausili, anche quelli complessi, ha generato un caos che si ripercuote sull'utente finale: tempi lunghi di attesa del dispositivo, scarsa appropriatezza del presidio alle reali esigenze di disabilità e spesso costi extra da pagare di tasca propria".
    Secondo Berti, "non sono minori le difficoltà per le regioni e le Asl, che per sopperire a queste problematiche (gare sospese o annullate, mancata adattabilità del presidio) adottano procedure di approvvigionamento differenti, generando una situazione non omogenea a livello nazionale e un'iniquità di accesso alle cure con il conseguente aumento del fenomeno della mobilità sanitaria". Berti ha infine auspicato una revisione degli elenchi introdotti nel Dpcm, "che permetta di risolvere la problematica degli ausili complessi". (ANSA).
   

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