(ANSA) - ROMA, 13 FEB - "Per chi soffre di Disturbi
Alimentari (Dca) sognare è spesso difficile, quasi impossibile,
perché la malattia priva la persona della possibilità di sperare
e di guardare al futuro: è necessario che altri sognino per loro
e che, quindi, progettino per loro. Familiari, amici,
conoscenti, associazioni, fondazioni: loro sono la salvezza di
chi soffre di Dca.
Federica rivela di aver capito dopo molto tempo che il suo sogno
più grande era quello di diventare pedagogista. "Da bambina,
come tante altre persone - ricorda - alla domanda 'Cosa sogni di
fare da grande?', cambiavo costantemente risposta. Per un
periodo sognavo di diventare ballerina, di stare sotto i
riflettori e brillare su un palcoscenico. Poi ho capito che,
forse, quella non sarebbe stata la mia strada. E così ho pensato
di diventare una cioccolataia, perché amavo tutti i tipi di
dolcetti con quell'ingrediente: e quindi, cosa c'è di meglio che
produrli personalmente? Ma nemmeno questa idea mi ha convinta
per molto. Così è arrivata l'intuizione di diventare stilista di
moda, poi architetto, poi psicologa e logopedista. Finché non ho
capito che il mio sogno più grande era quello di diventare
pedagogista. Ho avuto la fortuna di capire, seppur per
tentativi, quale fosse il mio sogno in ambito di carriera
lavorativa. Ma ora sto covando altri sogni, nuovi, a tratti
spaventosi e forse ancora immaturi. Ho capito che, per diventare
concreti, i sogni devono trasformarsi in progetti".
"È bello sognare, crogiolarsi nell'illusione e nella
speranza che le cose possano cambiare in meglio per noi -
sottolinea Merli - ma è proprio quando le cose devono
trasformarsi in realtà che la situazione si fa difficile.
Sperare è il primo passo, ma è necessario mettersi in gioco e
attivarsi in prima persona per rendere il nostro sogno una
certezza. E tutto inizia dalla progettazione: ciottolo dopo
ciottolo, passo dopo passo, dobbiamo costruire la strada che ci
porterà al raggiungimento del nostro obiettivo. Per fare ciò
dobbiamo avere bene in mente come funziona il nostro mondo, come
il nostro obiettivo si inserisce in esso e come renderlo
raggiungibile. Serve sedersi al tavolo con chi può aiutarci e
stabilire dei micro-obiettivi che, sommati tra loro, ci
porteranno alla fine del percorso". (ANSA).
"Sognare si può, ma è necessario mettersi in gioco"
La storia di Federica al 'Bullone', salvata dalla Dca grazie a una rete sociale