"Siamo vicini agli agricoltori". Amadeus conclude con queste parole la lettura sul palco dell'Ariston, a mezzanotte e un quarto, dell'estratto del Discorso per Sanremo presentato dagli agricoltori in protesta.
Una versione più breve del documento integrale, consegnato nel pomeriggio all'organizzazione del festival e troppo lungo per le esigenze della diretta televisiva, condivisa con lo stesso Coordinamento nazionale riscatto agricolo. Nel testo, la richiesta di "una legge chiara che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per produttori agricoli e consumatori". "Non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi - rivendicano gli agricoltori - ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione. Protestiamo quindi per difendere la dignità degli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il giusto valore alle nostre produzioni. Senza agricoltura non c'è vita, non c'è sovranità alimentare, non c'è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli".
La decisione di non far salire direttamente sul palco gli esponenti della mobilitazione "è stata una scelta condivisa con il ministro dell'Interno Piantedosi", spiega nel pomeriggio l'amministratore delegato di Viale Mazzini Roberto Sergio. A stretto giro la precisazione dell'ufficio stampa Rai: la decisione è stata presa esclusivamente dal capo dell'azienda che l'ha comunicata alle autorità competenti. Una soluzione individuata dopo giorni di tensione. Gli agricoltori hanno accettato di non salire sul palco pur di far conoscere i motivi della mobilitazione, mettendo a punto un documento unico: è stata così superata la difficoltà della Rai di trovare un unico interlocutore con cui confrontarsi, dopo le centinaia di email arrivate nei giorni scorsi all'organizzazione del festival, anche da singoli agricoltori, floricultori, produttori o piccoli gruppi, anche a dimostrare la frammentazione delle sigle e delle associazioni scese in piazza in tutta Italia a testimoniare il loro dissenso contro le politiche agricole europee.
Intanto, sotto il diluvio insistente su Sanremo, i trattori arrivati un città - poco più di una ventina - sono rimasti in presidio a Bussana, nel mercato dei fiori, dove la protezione civile ha allestito tende per consentire loro di trascorrere la notte al riparo. Sotto una di queste c'è anche Ercolina II, simbolo della protesta, che giovedì per qualche minuto ha passeggiato sul green carpet a poca distanza dall'Ariston, insieme con la vitellina Giulia. C'è chi ha lasciato 25 caffè pagati al bar. E mentre alcuni trattori hanno fatto marcia indietro verso le loro aziende, altri ne sono arrivati, specialmente dalla Lombardia, pronti a fermarsi in città fino a domenica.
"Chiediamo una legge chiara - il testo letto da Amadeus - che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per produttori agricoli e consumatori. Non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi, ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione. Protestiamo quindi per difendere la DIGNITA' degli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il GIUSTO VALORE alle nostre produzioni. Senza agricoltura non c'è vita, non c'è sovranità alimentare, non c'è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli".
"Questo è il documento che avremmo voluto leggere sul palco dell'Ariston", scrivono i firmatari in fondo al 'Discorso per Sanremo'. "Gli agricoltori italiani - si legge - pagano lo scotto di decisioni sbagliate non basate sulla scienza. Basti pensare a politiche comunitarie quali il green deal, la direttiva sulla qualità dell'aria o il regolamento sui fitofarmaci, fortunatamente ritirata dalla Commissione UE grazie alle nostre proteste; tutte queste politiche, a nostro avviso eccessivamente sbilanciate a favore dell'ambiente, vanno a discapito di tutta l'agricoltura italiana, con particolare riferimento alle piccole aziende. Su queste questioni pesa poi la spada di Damocle dei prezzi pagati agli agricoltori. Ricordiamo a tutti che noi non possiamo programmare il prezzo di vendita dei nostri prodotti, perché siamo sottoposti ad un mercato drogato dalle speculazioni, dove il prezzo a noi pagato è un decimo di quello che pagano i consumatori". Il comunicato prosegue spiegando i motivi della protesta: "chiediamo una legge chiara che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per i produttori agricoli e per i consumatori. I prezzi pagati agli agricoltori sono fermi da trent'anni, tanto che ai consumatori alcuni prodotti arrivano a costare fino a dieci volte di più. Siamo l'unica categoria a non poterci basare sui costi di produzione a non poter applicare i costi, subendo tutti gli svantaggi del mercato e delle possibili intemperie della stagione, pur avendo costi alti e certi legati alla semina e alla produzione". "Non stiamo ora a tediarvi elencandovi nel dettaglio quello che chiediamo, che abbiamo più volte spiegato alla stampa e portato all'attenzione della politica, ma vogliamo limitarci a trasmettere un messaggio molto semplice - continua il documento -: noi agricoltori non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi, ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione". E conclude: "Protestiamo quindi per difendere la DIGNITA' di tutti gli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il GIUSTO VALORE alle nostre produzioni. Un Futuro all'Agricoltura e al Made in Italy Tutto questo semplicemente perché senza agricoltura non c'è vita, non c'è sovranità alimentare, non c'è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli. Concludiamo con un saluto all'Italia, alla Rai e a te Amadeus. Grazie per aver dato voce agli agricoltori nel tempio della musica italiana. Negli scorsi giorni abbiamo insistito nel voler salire noi stessi sul palco per un unico motivo: far vedere anche i nostri volti, facce pulite che rappresentano il futuro dell'agricoltura italiana e occhi appassionati di chi crede ancora che, citando Papa Francesco, NON C'E UMANITÀ SENZA COLTIVAZIONE DELLA TERRA. Questo è il discorso che avremmo voluto leggere sul palco dell'Ariston".
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