(ANSA)-CAGLIARI,12 GIU- Dieci anni di domande, richieste, esami medici, analisi, controlli e visite di ogni genere. Fino al ricorso in giudizio per ottenere il riconoscimento di malattia professionale da esposizione all'amianto e i relativi, ma tardivi, benefici di legge: è la vicenda di Enrico Porcedda, lavoratore dipendente di un'azienda alle porte di Cagliari. La vicenda - come spiega l'Aiea, Associazione Italiana Esposti Amianto Sardegna - si è conclusa soltanto con la sentenza del Tribunale di Cagliari, che gli ha dato ragione e ha riconosciuto il diritto al trattamento pensionistico anticipato. Un beneficio che si è tradotto, in realtà, in una pensione anticipata di soli 3 anni, rispetto ai 15 spettanti di diritto.
"La storia del signor Porcedda - ha dichiarato Sabina Contu, presidente di Aiea Sardegna - è indicativa delle traversie che i nostri lavoratori sono costretti ad affrontare per vedere riconosciuti i diritti a tutela della salute, che spetterebbero loro per legge. La posta in gioco è proprio questa: coloro che sono stati esposti alle fibre e alle polveri di amianto rischiano gravi patologie, in particolare all'apparato respiratorio, quali l'asbestosi, il carcinoma polmonare e il mesotelioma pleurico, che quando si manifesta, rappresenta purtroppo, una condanna senza appello! Stiamo seguendo una cinquantina di casi provenienti da tutte le aree industriali dell'isola, di cui una decina, pressoché definiti: 7 si sono risolti in modo positivo, alcuni dopo ricorso in giudizio, altri in via amministrativa. Su altri 3 sono tutt'ora in corso azioni giudiziarie, e siamo in attesa di sentenza. Ma sono migliaia i casi di lavoratori che hanno perso la speranza ed hanno rinunciato a rivendicare i propri diritti di fronte ai troppi ostacoli e dinieghi, e questo è profondamente ingiusto".
Le malattie causate dalla esposizione all'amianto sono a lunghissima latenza, oltre i venti anni, e di difficile e complessa diagnosi, si tratta di un rischio reale che incombe, secondo Aiea Sardegna, su un bacino potenziale di 50.000 lavoratori ed ex lavoratori delle aree industriali dismesse o ancora attive nell'isola: l'associazione ha avviato negli ultimi anni una azione sistematica di denuncia e supporto diretto ai lavoratori, attraverso l'azione degli Uffici Legali in convenzione, di cui ora cominciano a vedersi i primi risultati. (ANSA).